Anche Elisabetta Gualmini, politologa e prof universitaria a Bologna, è caduta in tentazione. I suoi due figli di 12 e 7 anni – Spiga di Grano e SpiderJack – la mettono evidentemente così alla prova da meritare uno spassoso racconto sulle mamme moderne. Dai racconti di un blog che teneva qualche anno fa – poi rivisti e ampliati – è nato “Le mamme ce la fanno” (Mondadori). Abituata a scrivere di pubbliche amministrazioni, la presidente dell’Istituto Carlo Cattaneo ha scelto questa volta di lasciarsi andare. Perché alla fine, quando si hanno dei figli, si passa tutti (o meglio, tutte) dagli stessi tunnel.
Mamme da dieci e lode e mamme imperfette: lei, Elisabetta, che mamma è?
“Assolutamente imperfetta e pasticciona. Il mio libro vuole essere proprio questo: un elogio della mamma normale, un po’ nevrotica e un po’ paranoica, sempre in preda all’ansia da prestazione”.
Lei le incontra, ogni tanto, quelle che non si scompongono?
“Nel libro racconto con sorpresa di una mamma di sette figli assolutamente serena, equilibrata, per nulla stanca. Esistono, sì. Ma sono rare eccezioni che confermano la regola”.
Perché quelle come lei e come la maggior parte di noi sono sempre sull’orlo di una crisi di nervi?
“Perché bisogna fare tutto. Perché dobbiamo riempire tutte le caselle. Perché se siamo al lavoro, pensiamo che dovremmo stare più a casa e viceversa. E alla fine ci sentiamo inadeguate ovunque siamo”.
C’entra qualcosa la sindrome del figlio perfetto che colpisce molti genitori?
“Spesso scarichiamo sui figli le nostre frustrazioni. E così ci convinciamo di avere figli geni, li sgridiamo poco, li elogiamo molto e diventiamo loro vittime. Io, per fortuna, non sono caduta in questa trappola. Mai pensato di avere bambini superlativi nello sport, nel disegno, nella musica. Il figlio perfetto, anzi, nel libro è un tema che affronto in maniera cinica e spietata”.
La maestra, a casa vostra, è sacra. Argomento in via d’estinzione…
“Sì, sul quale non si discute. Per i bambini io e mio marito siamo due stupidotti. Le maestre, invece, sono la legge. Quando era alle elementari Spiga di Grano passava i pomeriggi ad arricchire frasi, a cercare un termine più bello, un’espressione più corretta. Un’operazione estenuante per la quale si immolava perché era la maestra a dirglielo”.
E il senso di colpa, dove lo mettiamo?
“Ce l’abbiamo tutte, chi più e chi meno, perché dobbiamo giocare più ruoli. L’importante è imparare a conviverci allegramente. Finché rimane una tensione governabile, si riesce a tirare avanti”.
L’ennesima pizza rifilata per cena perché non si ha tempo di cucinare. L’ennesimo ritardo a scuola. Nel suo libro ci si riconosce in pieno. Alla fine, quindi, le mamme ce la fanno?
“Mi scrivono in molte per dirmi che vivono gli stessi momenti, che si immedesimano nei miei racconti. Sì, alla fine le mamme ce la fanno eccome. Basta che non si prendano troppo sul serio”.
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