Famiglie sole, spesso disperate, se non sotto choc. Bimbi prematuri che non è possibile portare a casa, allattare, tenere in braccio per il tempo che si vorrebbe. Quando un neonato è prematuro, il mondo che gli gira intorno è come sospeso, delicato da gestire, triste. Ecco perché, per la prima volta alla Terapia Intensiva Neonatale (Tin) dell’ospedale di Ravenna, dal 6 novembre partirà il progetto “Pronto soccorso emozionale neonatale” di Psicologia Urbana e Creativa.
La psicologa e psicoterapeuta Beatrice Siboni è la referente di quello che chiama “progetto esplorativo”. Insieme alle colleghe Laura Casanova ed Elisa Magnanensi entrerà una volta alla settimana – il giovedì dalle 9 alle 13 fino a maggio – tra termoculle e attese, per dare un sostegno a mamme, papà, nonni, fratelli e sorelle dei piccoli ricoverati. Un aiuto di gruppo ma anche individuale, laddove il contatto corporeo tra un genitore e il suo bambino, per esempio, sarà fondamentale per migliorare gli indici fisiologici del bebè, come il battito cardiaco. “E il nostro sostegno andrà anche agli operatori sanitari – spiega la psicologa – che spesso si trovano ad affrontare un momento così particolare senza mezzi. Comunicare alcune diagnosi, per esempio, per i medici è molto difficile”.
Al centro del progetto c’è l’attenzione alle emozioni: “Dopo lo choc iniziale di un parto che non è stato a termine, né bello e positivo come ci si aspettava, spesso di scatenano emozioni forti e incontrollate. Per le mamme avere un bimbo in Tin è come un lutto, il carico emotivo è pesantissimo”. Tra gli obiettivi delle tre psicologhe, quello di promuovere un attaccamento sicuro tra bimbi e genitori a prescindere dal vetro di un incubatrice.
Tra maggio e giugno, concluso il percorso, Psicologa Urbana tirerà le somme presentando osservazioni e risultati in un seminario: “Per ora abbiamo ricevuto un finanziamento del Comune di Ravenna. La speranza è di poter continuare, magari facendo appello ai privati”.
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