L’avanzata delle donne normali: “Siamo l’altra metà del Pil”

Isa Maggi
Isa Maggi

A Isa Maggi, 55 anni, il termine conciliazione non piace nemmeno troppo: “Va svecchiato, perché presume il mettere insieme due opposti: il lavoro di cura e quello professionale. Una parola inventata dagli uomini, che dovrebbero essere inclusi, al pari di noi donne, in una nuova organizzazione del lavoro”. Isa Maggi ha 55 anni, nella vita ha fatto per anni la commercialista e nel 1997 ha aperto lo Sportello Donna che oggi esiste anche a Barcellona e fra qualche tempo, chissà, approderà anche il Slovenia. Il 5 dicembre al Parlamento europeo di Roma Isa aprirà le danze degli “Stati Generali delle donne”, esito di un percorso che si è svolto negli ultimi due anni in Italia e che ha visto riflessioni su riflessioni sul tema donne e lavoro.

“A Roma vogliamo far parlare le donne normali, quelle che il lavoro non ce l’hanno, quelle che non lo cercano nemmeno, quelle che vorrebbero fare impresa e non sanno da che parte iniziare”. Chiunque si può candidare per partecipare e dire la sua in quattro minuti (basta registrarsi entro le ore 12 del 30 novembre): i vari interventi andranno a comporre un documento che sarà consegnato alle istituzioni e alla politica.

Sono oltre cento le donne che si sono registrate: “La più giovane ha 25 anni, fa l’imprenditrice a Varese. Ma ci sono anche donne anziane, che nella vita le hanno fatte tutte. E non mancheranno le parlamentari”. Dall’Emilia-Romagna arriverà di sicuro la consigliera di parità Rosa Maria Amorevole.

mamma lavoroIl documento che emergerà dagli Stati di Roma sarà solo il primo step di un percorso che vedrà la conferenza spostarsi in tutte le regioni d’Italia, per approdare poi alla Conferenza Mondiale delle donne in programma all’Expo di Milano nel settembre dell’anno prossimo: “Dobbiamo dire a gran voce che siamo l’altra metà del Pil – dice Isa Maggi – e lo vogliamo dire anche alle giovani d’oggi, togliendoci però di dosso l’atteggiamento da maestrine. Via gli zainetti, insomma. Ci sono stati vent’anni di buco, in Italia, riguardo la riflessione sul lavoro delle donne. Ora, per recuperare, servono nuovi stimoli, nuovi spunti. Io faccio parte di una generazione che ha fatto le sue battaglie ma che non può porsi come portatrice dell’unico sapere possibile”.

Gli Stati Generali sono un’attività di puro volontariato: “Non abbiamo fondi, lo facciamo per passione, per necessità, perché ci crediamo. Basta ghettizzarci da sole, dobbiamo dire agli uomini che si può lavorare insieme”.

Qui il sito degli Stati generali
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