Mamme in carcere: lo sguardo “morbido” di Giampiero Corelli

Uno scatto nel carcere di Bologna
Uno scatto nel carcere di Bologna

Una donna, soprattutto se ha figli, conserva una bellezza anche dietro le sbarre. Sono le fotografie del fotoreporter Giampiero Corelli a raccontarlo. Dopo anni di scatti negli istituti penitenziari di buona parte d’Italia – da Milano a Napoli, da Genova a Messina – domani 13 settembre alle 18, nell’antica galleria di piazza della Libertà a Bagnacavallo, inaugura la mostra “La bellezza dentro. Donne e madri nelle carceri italiane”.
Chi sono le donne immortalate dalle foto della nuova mostra?
“Sono prima di tutto le detenute. Ma non mancano le donne che si occupano della sorveglianza, dell’amministrazione, del volontariato e della direzione dentro le carceri. Donne con ruoli diversi e vite distanti accomunate però da uno stesso sentire”.
Un lavoro forte, d’impatto. Che cosa si prova ad incrociare quegli sguardi, a intercettare quelle vite nascoste?
“Le emozioni che ho incontrato e trovato in questo reportage sono tante, forti e contrastanti. Sofferenza, dolore, tristezza, gioia e amore ti invadono nel vedere i volti di queste donne segnati dal tempo o da un genuino abbraccio di un figlio. Non basta chiudere gli occhi per dimenticare, dietro quelle mura c’è un’umanità in cammino. Lo scopo del mio reportage era proprio quello di portare alla luce una realtà invisibile”.

Una mamma detenuta a Genova
Una mamma detenuta a Genova

Alcune madri incontrate vivono in carcere con i bambini: che effetto fa vedere vite innocenti private della libertà?
“Vedere bambini, seppur molto piccoli dentro un carcere o comunque all’interno di spazi del carcere appositamente sistemati per l’accoglienza fa sempre un effetto particolare. La prima domanda è che cosa ci fa un innocente in una situazione decisamente contaminata, dove si respira un’aria pesante e dove esistono anche molte privazioni. L’interrogativo più profondo è se è giusto che una madre porti con sé i figli per il periodo della detenzione o se sarebbe meglio di no. Ma ci si chiede anche come crescerebbero quei bimbi senza l’amore della mamma”.
Come sempre al centro del tuo lavoro c’è la figura femminile. Quali legami e sentimenti hai visto svilupparsi tra detenute e personale femminile?
“Ho notato la possibilità di un rapporto spesso meno teso e forse un poco più conciliante tra detenute e personale carcerario. Ma ho visto anche casi di grandi rotture: allora, forse, la violenza espressa si fa ancora più dirompente. La donna a volte riesce ad essere crudele”.
Un uomo in mezzo ad un mondo di donne che pare separato dalla realtà: come sei stato accolto?
“Con curiosità, spesso. In alcuni casi, invece, con indifferenza. Ho cercato come sempre di tenere un approccio morbido, di fermarmi a spiegare, di parlare di me e aprire una finestra di dialogo. in genere, così, l’accoglienza e la disponibilità a collaborare nasce spontanea”.

Un'immagine di Rebibbia
Un’immagine di Rebibbia

All’inaugurazione della mostra parteciperanno, oltre a Giampiero Corelli, l’assessore alle Pari opportunità del Comune di Bagnacavallo Ada Sangiorgi e la giornalista Carla Baroncelli che porrà alcune domande alle tre direttrici di carcere presenti: Ida Del Grosso (Rebibbia- Roma), Claudia Clementi (La Dozza – Bologna) e Carmela De Lorenzo (Port’Aurea-Ravenna).
L’allestimento e la realizzazione del cibo e del vino serviti saranno a cura della associazione Il lavoro dei contadini. Dj set a cura di Valentina Stradaioli.

Orari di apertura

Sabato 13 settembre 18-20
Domenica 14 settembre 10-12 e 15-18.30
Sabato 20 settembre 15-18.30
Domenica 21 settembre 10-12 e 15-18.30
Giovedì 25 e venerdì 26 settembre 20-23
Sabato 27, domenica 28 e lunedì 29 settembre 10-12 e 15-23

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