“Ce l’abbiamo fatta”. La Regione ha la prima legge per la parità tra donne e uomini

Rappresentanza paritaria fra uomini e donne dalle prossime elezioni regionali; un’apposita sezione di genere nell’albo regionale delle nomine; bandi pubblici per premiare chi applica i principi egualitari e anti-discriminatori; medicina di genere; un codice di prevenzione nei Pronto Soccorso che garantisca protezione e riservatezza alle donne vittime di violenza. E ancora un forte sostegno ai centri anti-violenza, ai quali gli enti locali potranno concedere immobili in comodato d’uso. Tutto questo senza dimenticare il lavoro e l’occupazione femminile, con accessi al credito per le imprese femminili; giro di vite contro il fenomeno delle dimissioni in bianco e l’etichetta Ged (Gender equality and diversity label) assegnata alle realtà che si sono distinte per comportamenti virtuosi.

roberta mori
la consigliera regionale Roberta Mori

Queste sono alcune delle novità introdotte dalla Regione Emilia Romagna con l’approvazione della legge quadro per la parità e contro le discriminazioni di genere. 45 articoli per dieci ambiti di intervento per un testo che ha ricevuto il voto favorevole di Pd, Fds, Sel-Verdi, Idv, M5S, Udc, Lega Nord e Gruppo Misto, mentre ha votato contro Fi-Pdl. La legge, la prima approvata in Italia sulla parità, è stata redatta dalla commissione regionale per la promozione di condizioni di parità fra donne e uomini, presieduta dal consigliere Pd, Roberta Mori.

“Ce l’abbiamo fatta. Le donne dell’Emilia Romagna ce l’hanno fatta – spiega la Roberta Mori – Questo è solo l’inizio. Lasciatemi però dire che è un inizio fondamentale, per niente scontato e su cui pochi avrebbero scommesso quando abbiamo iniziato questa avventura insediando la Commissione per la Parità regionale. L’intenso percorso di partecipazione e studio che ha portato a questa normativa quadro, inedita nel panorama delle Regioni italiane, proseguirà nelle prossime settimane e mesi sia in Regione che sul territorio, dove la legge vivrà compiutamente. Per uscire dalla nicchia o dalla carta, in cui i principi costituzionali paritari e i diritti delle donne sono ancora troppo spesso relegati, abbiamo ora una legge quadro trasversale ai settori. Ora le politiche di genere sono strutturali, incardinate in un’azione regionale orientata allo sviluppo“.

Gli ambiti di intervento della norma.

Il sistema di rappresentanza. “Si tratta di norme di riequilibrio (quale la doppia preferenza) che dovranno essere inserite nella prossima legge elettorale regionale – aggiunge Roberta Mori – Inoltre l’istituzione di un’apposita sezione di genere nell’albo delle nomine di competenza regionale; l’applicazione delle norme nazionali per la parità di accesso nelle società controllate dalla Regione; valorizzazione delle buone pratiche nella predisposizione di tutti i bandi, forme di collaborazione, selezioni”.

La cittadinanza di genere e rispetto delle differenze. Previste iniziative di tipo educativo per “favorire in tutte le scuole di ogni ordine e grado un approccio multidisciplinare e interdisciplinare al rispetto delle differenze e al superamento degli stereotipi”; la Regione promuove l’istituzione di borse di studio per tesi di laurea in differenze di genere, “l’intitolazione di spazi pubblici a donne meritevoli ed esemplari”, sostiene i centri di documentazione e biblioteche delle donne, si impegna ad “assumere un linguaggio non discriminante, rispettoso dell’identità di genere”.

donna, salute, medico, ospedaleLa salute e il benessere femminile. Si vuole garantire “parità di trattamento e di accesso alle cure con particolare riguardo alle differenze di genere e relative specificità”, attraverso la formazione del personale sanitario e la “promozione di campagne di comunicazione, informazione e sensibilizzazione”. I Piani sociosanitari si adeguano all’approccio della medicina di genere volto alla cura personalizzata. Inoltre, rilancio dei servizi consultoriali e un percorso di accoglienza integrato e multidisciplinare, il cosiddetto “codice di prevenzione” dedicato a chi subisce violenza, per l’accesso a tutti i Pronto Soccorso del territorio regionale garantendo riservatezza e protezione.

La prevenzione alla violenza di genere I cardini sono i centri antiviolenza e le case rifugio. Centri e servizi distribuiti “in maniera uniforme sul territorio”, potenziato il “coordinamento regionale dei centri antiviolenza quale fondamentale interlocutore per la pianificazione di settore”. Incremento del patrimonio immobiliare dedicato: “la Regione e gli enti locali possono individuare immobili da concedere in comodato d’uso ai centri” e “il Comune una soluzione abitativa temporanea ed attribuirla direttamente alla donna”. Introdotti il Piano regionale contro la violenza di genere (di durata triennale) e l’osservatorio regionale di monitoraggio permanente, anche per “favorire il coordinamento di tutti i soggetti istituzionali e non impegnati sul tema”. Grande attenzione, sia sul contrasto che sulla prevenzione, ai reati di “tratta e riduzione in schiavitù”, ai “matrimoni forzati” e al fenomeno delle “mutilazioni genitali femminili”. Inoltre, favoriti percorsi di inserimento lavorativo e formativo e, in accordo con le Asl, percorsi sia per minori testimoni di violenza sia per “uomini maltrattanti, perché attivino nuove modalità relazionali che escludono l’uso della violenza nelle relazioni d’intimità”. La legge prevede la possibilità per la Regione “di costituirsi parte civile, devolvendo l’eventuale risarcimento a sostegno delle azioni di prevenzione contro violenza sulle donne”.

mamma lavoroIl lavoro e l’occupazione femminile. L’obiettivo è quello di promuovere l’autonomia economica delle donne e contrastare la loro fragilità sociale, economica ed occupazionale. Sancito il ruolo attivo su tutto il territorio regionale dei Comitati unici di garanzia per le pari opportunità, la valorizzazione del benessere di chi lavora e contro le discriminazioni. La strategia perseguita è quella delle premialità: si va dalla scelta di “assumere il principio paritario come base per la costruzione e disciplina dei rapporti istituzionali e amministrativi, formulazione di bandi, selezione degli interlocutori”, alla creazione dell’etichetta Ged (Gender equality and diversity) che “valuta le migliori pratiche di genere segnalate da enti locali, associazioni, organizzazioni e parti sociali, attribuendo uno specifico riconoscimento ad aziende esemplari sia pubbliche che private”. Incentivata l’imprenditoria femminile, con “la costituzione di fondi regionali di garanzia, controgaranzia e cogaranzia”, “la concessione di contributi per l’abbattimento dei tassi di interesse”, “il sostegno all’accesso al sistema dei Consorzi fidi regionale” e, infine, “la stipula di convenzioni con il sistema finanziario e del credito, nonché professionale, anche per percorsi specifici di formazione”. Tra le pratiche discriminanti da contrastare, le dimissioni in bianco che colpiscono soprattutto le donne e la loro legittima aspirazione di maternità.

famiglia, mamma, papà, figliLa conciliazione e la condivisione delle responsabilità sociali e di cura. Queste norme hanno l’obiettivo di “determinare un processo di riequilibrio nei ruoli assunti da donne e uomini nell’organizzazione della società, del lavoro, della sfera privata e familiare”. Tra le prassi da promuovere “la condivisione del lavoro di cura tra uomini e donne all’interno delle famiglie e dei luoghi di lavoro” e “l’implementazione del sistema di conciliazione e di accesso ai servizi educativi, ai servizi integrativi e ai servizi sperimentali per l’infanzia e l’adolescenza, ai servizi di assistenza e di cura per anziani e malati a domicilio, anche mediante l’erogazione di assegni di servizio alle famiglie residenti”.

La rappresentazione femminile nella comunicazione. Con lo scopo di incentivare “un uso responsabile di tutti gli strumenti di comunicazione” e “superare i messaggi discriminatori o degradanti basati sul genere e gli stereotipi di genere”, viene rafforzata la rappresentazione femminile nella comunicazione, attraverso “azioni dirette a contrastare la discriminazione dell’immagine femminile nella pubblicità e nei mezzi di informazione e comunicazione, nonché a favorire la rappresentazione autentica dei generi e realistica della donna”: in arrivo anche “un riconoscimento annuale, non in denaro, alla pubblicità che meglio abbia saputo rappresentare la figura femminile”.

Gli strumenti del sistema paritario. Il bilancio di genere viene redatto dalla Giunta regionale e “comporta l’adozione di una valutazione dell’impatto sul genere delle politiche di bilancio”. L’ente sarà poi chiamato ad “adeguare la rilevazione, l’elaborazione e la diffusione dei dati statistici di interesse regionale in termini di genere”. Viene istituito, senza oneri per la Regione, il Tavolo regionale permanente per le politiche di genere, per “coordinare le azioni territoriali” e sancito il Piano Integrato delle azioni regionali in materia di pari opportunità di genere. Rafforzato il ruolo del Centro e della rete regionale contro le discriminazioni e il raccordo con il Difensore civico e con le Consigliere di parità regionali. Ultima novità istituzionale è la costituzione della Conferenza delle elette, che si riunirà almeno una volta all’anno coinvolgendo tutte le donne con una carica elettiva in Emilia Romagna.

In questo articolo ci sono 0 commenti

Commenta

g