“Vuoi dei figli? Non ti assumo”. E le dimissioni in bianco non sono scomparse

mamma lavoro, ciuccio“Io sono vecchia, sa? E posso assicurarle che siamo tornati indietro di trent’anni”. Usa toni allarmistici Eva Carmen Carbonari, consigliera di parità della Provincia di Forlì-Cesena, quando parla di donne e professione. Per domani ha organizzato il seminario “Norma antidiscriminatoria sul lavoro: quale efficacia ed effetti” in programma dalle 9,30 alla sala Nassirya della Provincia (piazza G.B. Morgagni 2). Un’occasione per fare il punto sui soprusi che ancora oggi, anche sul nostro territorio, le donne subiscono da datori e ambienti di lavoro. Soprusi peggiorati dalla crisi e dal precariato diffuso e che statisticamente colpiscono più chi lavora nel settore privato rispetto a chi è impiegata nel settore pubblico. Con un’ulteriore aggravante per chi è mamma, chi vorrebbe esserlo, chi nega di avere in cantiere un figlio pur di accaparrarsi un posto.
Gravidanza, maternità: i diritti delle donne sono messi a dura prova?
“Sì, tragicamente. Annunciare una gravidanza, soprattutto nel privato, mette a rischio il mantenimento del posto. Per non parlare delle mancate assunzioni in caso una donna, al momento del colloquio, dica di volere sposarsi o di desiderare un figlio”.
Una domanda lecita, da parte del datore di lavoro?
“No, affatto. Ma pur di avere quell’occupazione, in quel momento, la donna spesso ci passa sopra. Salvo poi, una volta incinta, vedersi negare i propri diritti. Ma la parola del datore di lavoro è contro quella della dipendente, sono fatti difficili da dimostrare”.
L’ufficio della consigliera di parità agisce sul piano stragiudiziale, cercando soluzioni pacifiche e concordate alla controversie. Ma quante sono, invece, le situazioni in cui si è costretti ad andare per le vie legali?
“Circa il 10% del totale. In questo momento, per esempio, sto seguendo due cause nelle quali io coadiuvo il lavoro dell’avvocato delle lavoratrici coinvolte. In entrambe le situazioni c’è una maternità di mezzo, in una delle due ci sono pure molestie sessuali”.
Entrambe le vicende sono successe nel privato?
“No, una nel pubblico, dove non si rischia il posto di lavoro ma si rischiano demansionamenti, spostamenti. Un vero scandalo: la donna rientra dalla maternità e non trova più il posto di prima. Una penalizzazione incredibile, io ne vedo di tutti i colori”.
Per esempio?
“La mamma si prende l’anno di maternità che le spetta per legge e viene licenziata il giorno dopo. Non scherzo: il giorno dopo. In questo senso il privato è una giungla”.
E le dimissioni in bianco?
“Un fenomeno che esiste ancora, eccome se esiste. Molti pensano sia scomparso ma posso confermare che non è così. Il problema è che non viene segnalato e per questo resta nell’ombra”.
Come si argina tutto questo?
“Una gara dura, io vado nelle scuole superiori a parlare con gli studenti degli ultimi anni, soprattutto nelle scuole come Ragioneria, dove il titolo di studio è spesso immediatamente spendibile sul mercato del lavoro. Sulle ragazze abbiamo parecchi riscontri, dimostrano interesse. Conoscere i propri diritti è sicuramente un primo passo”.

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