Se scopriste che vostro figlio, nei propri panni di maschio o femmina, non si riconosce, come reagireste? Il tema è stato affrontato ieri da Vladimir Luxuria al Caffè Letterario di Ravenna, dove ha presentato il suo ultimo libro “L’Italia migliore” (Bompiani): “Scappai da Foggia, la mia città, perché non facevano che chiamarmi ‘ricchione’ o ‘mezza femmina’. Non mi sono mai nascosta: prendevo i vestiti delle mie sorelle Laura, Barbara e Cristina, li mettevo in una busta di plastica e mi chiudevo nelle cabine telefoniche per cambiarmi e vedere, come avrebbe detto Jannacci, l’effetto che fa”.
Diverse le reazioni della gente di fronte ad un ragazzino travestito: “Chi mi guardava con schifo, chi con curiosità, chi con tenerezza. Ricordo che quando arrivavo nella piazza dove si riunivano i ragazzi a bere qualcosa, la folla si divideva per lasciarmi passare. E una volta che li avevo superati, sentivo arrivare gli insulti. Ora è diverso: quando torno a casa, è come se arrivasse Sofia Loren. Mi dicono che sono orgogliosi di me”.
Luxuria ha ricordato anche le discriminazioni subite a scuola: “C’era un mio compagno che, ogni volta che c’era l’appello, ripeteva con voce femminile il mio cognome, Guadagno. Che mi rubava penne e matite, che mi scriveva ‘ricchione’ sul diario. Appena eletta in Parlamento, l’ho rivisto per strada. Voleva offrirmi caffè, brioche, ogni ben di dio. Alla fine di queste reverenze, mi ha chiesto una raccomandazione per il figlio, che di lì a poco avrebbe partecipato ad un concorso pubblico. Ovviamente non ho accettato: è stato il caffè più buono della mia vita, non perché mi sono vendicata dei soprusi subiti ma perché sono certa che il lavoro non possa essere una merce di scambio”.
Luxuria ha accennato anche al caso del liceo classico “Muratori” di Modena, dove una cinquantina di genitori hanno firmato affinché l’ex deputata non tenesse l’incontro sul tema del bullismo organizzato dal consiglio d’istituto: “Mi hanno accusata di voler manipolare psicologicamente i ragazzi, come se a causa dell’incontro fossero entrati in scarpe da ginnastica e fossero usciti con i tacchi a spillo. Nulla di tutto ciò: ai ragazzi certe cose vanno spiegate, se uno di loro quando mi vede in tv chiede ai genitori se sono un uomo o una donna, qualcuno dovrà dargli delle spiegazioni. Invece c’è stato un putiferio, la data è stata annullata. Ma i ragazzi sono più avanti degli adulti: hanno scioperato e così sono stata invitata di nuovo. All’incontro c’erano anche diversi insegnanti cattolici, che non si erano affatto opposti alla mia presenza, e anche i genitori che avevano protestato. Una lezione bellissima: se la scuola non affronta questi argomenti, chi lo deve fare?”.
La scuola, per Luxuria, può essere davvero un luogo accogliente: “Me lo dimostra il fatto che quando ho chiesto all’associazione Famiglie Arcobaleno, che riunisce i genitori omosessuali, di raccontarmi quali discriminazioni subiscono i figli di gay e lesbiche, mi è stato detto che non ce ne sono. Sono rimasta meravigliata. Mia nonna diceva sempre che i figli sono di chi li cresce. Credere che l’orientamento sessuale faccia un buono o cattivo genitore è una grande stupidaggine. Le ricerche che rivelano che i figli di omosessuali o eterosessuali non crescono diversamente non le ha mica fatte Arcigay: le hanno condotte fior fior di psicologi e psichiatri”.
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