Allenatori insultati e Porsche in garage: quando il figlio in campo è considerato un fenomeno

fabio benagliaGenitori che si infuriano sugli spalti se il figlio viene sostituito, che insultano gli arbitri, che riempiono di scurrili epiteti gli allenatori. Il fenomeno esiste e Fabio Benaglia, giornalista sportivo del Corriere di Romagna, ha voluto raccontarlo a metà tra analisi e ironia nel libro “Mio figlio è un fenomeno. Amorevoli disastri dei genitori nello sport giovanile” (Il Ponte Vecchio). La prefazione è di Maurizio Viroli, professore emerito all’Università di Princeton (Usa). Segno che, risate a parte, il problema non è di così poco conto.
Fabio, come nasce l’idea di affrontare un argomento così ostico?
“Da quindici anni mi occupo della pagina dedicata al calcio giovanile. Quando scrivo i tabellini delle partite, cerco sempre di non mettere in risalto questo o quel marcatore, a meno che non me lo segnalino gli allenatori. In un paio di occasioni, però, sul giornale è venuto stampato sbagliato il nome del calciatore che aveva segnato. La ritenevo una piccolezza, invece in entrambi i casi i mister mi hanno detto: ‘Ci parli tu però con le mamme’”.
E ci hai parlato?
“Non direttamente. Ho intervistato una trentina di persone tra allenatori, dirigenti e arbitri quasi tutti nel settore calcistico, a parte qualche personaggio del ciclismo e del basket. Nel libro riporto, ovviamente scremati di nomi e cognomi, alcuni dialoghi in cui si nota come i genitori considerino i figli dei campioni e facciano un mucchio di storie se i loro bambini finiscono in panchina”.
Una tendenza omogenea?
“In ambito romagnolo, dove mi sono mosso io, direi che l’80 percento dei genitori ha ancora un comportamento eccellente ed è consapevole che l’attività sportiva dei figli abbia lo scopo di fare acquisire loro valori sani. Poi c’è una minoranza insopportabile sul quale credo sia bene ironizzare, non sono io la persona più indicata a fare della morale”.
Morale forse no. Ma non è triste assistere a certe scene sulle tribune dei campetti di calcio?
“Lo è eccome. E credo che la responsabilità sia in parte della tv e in parte della crisi. Gli allenatori mi segnalano come l’invadenza dei genitori nei confronti della vita sportiva dei figli sia in progressivo aumento. Non mancano quei padri che, di fronte al ragazzino che in un mese segna cinque gol, sognano già di lasciare il lavoro e vedono già la Porsche parcheggiata in garage”.
Di aneddoti simili il libro è pieno?
“Sì, infatti ho inserito le dieci frasi più stupide di mamme e papà come per esempio ‘mio figlio deve stare per forza in barriera quando gli altri tirano la punizione?’. Senza contare gli insulti rivolti agli arbitri. O la letterina di Natale che ricevette un allenatore da un suo allievo, accorgendosi che era stata scritta sotto dettatura da parte dei genitori, magari per fargli guadagnare un posto in squadra. Quello stesso allenatore, nel corso di una precedente partita, era stato preso a male parole dalla stessa famiglia. Ne era stata testimone la sua fidanzata, che era seduta in mezzo al pubblico proprio dietro a quella mamma e a quel papà”.
Insomma, il problema come sempre è dei grandi, non dei piccoli…
“Certo. Un dirigente mi ha raccontato le difficoltà del comunicare alle famiglie che il figlio, l’anno dopo, non sarà più nella squadra A ma in quella B. Un disastro: i genitori la vivono come una sconfitta personale”.

Fabio Benaglia presenterà il libro giovedì 8 maggio alle 17,30 alla Biblioteca Malatestiana di Cesena.

In questo articolo ci sono 0 commenti

Commenta

g