Il pedagogista: “Papà pronti a farsi largo in famiglia. Le mamme? Lascino spazio”

Papà sempre più attivi, presenti, coinvolti. Ma molto spesso relegati in un angolo dalle stesse mamme, timorose di rinunciare ad un ruolo storico, che faticano a smantellare, anche se in piccola parte. Ernesto Sarracino, pedagogista di fama a Ravenna e dintorni, lo spiegherà all’incontro in programma domani 6 marzo alle 20,30 al Centro per le Famiglie di via degli Insorti 2 a Faenza. L’appuntamento, dal titolo “Le occasioni dei papà nell’educazione dei loro figli”, fa parte di un percorso di sensibilizzazione al ruolo del padre nella quotidianità familiare: “Papà in movimento”. Secondo Sarracino, il movimento già esiste.
Di che tipo, culturale?
“Assolutamente sì. Già da tre o quattro anni registro durante i miei incontri non solo un’evoluzione nella mentalità dei papà ma un cambiamento più generale, che riguarda la società e la cultura nella quale siamo cresciuti. Se prima i papà venivano perché costretti dalle mogli, oggi partecipano perché vogliono farlo”.
Quale contributo può dare un padre alla crescita e alla cura dei figli?
“Il padre ha un ruolo diverso che non è né peggiore, né migliore di quello della madre. Di sicuro è complementare, non bisogna dimenticarlo”.
Lo stereotipo secondo il quale il padre gioca con i bambini e la madre dà le regole è fuorviante?
“In parte ricalca la realtà ma io credo che ci possa essere una contaminazione reciproca tra le due attività. Ci saranno solo vantaggi”.
Se i padri faticano a farsi strada è colpa loro? O delle madri?
“La colpa è della situazione culturale. Credo che i padri non abbiamo particolari paure o resistenze nel vivere a pieno la paternità. Piuttosto, c’è una difficoltà da parte delle madri a lasciare parte del territorio conquistato, a delegare. La madre nella storia si è creata un potere, soprattutto in virtù del fatto che partorisce e allatta: un potere al quale non è facile rinunciare”.
D’altro canto, quali possono essere le occasioni d’oro, per i padri, di rivendicare una presenza?
“Prima di tutto i congedi parentali. Sono un modo per trovare il lato positivo di certe mansioni. Il paradosso è che quando il padre s’inserisce bene in certe routine familiari, viene ostacolato perché spezza equilibri fragili, situazioni delicate. Succede soprattutto nei primi mesi di vita del bambino. Il congedo può aiutare a superare certe chiusure”.
Qual è il suo auspicio di pedagogista?
“Spero in un’avanzata sempre maggiore da parte dei papà. Io li vedo pronti, ora anche le madri facciano spazio”.

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