Se col parto (di femmine) si rischia l’omicidio e con l’aborto la persecuzione

Partorire, abortire. Due eventi dagli esiti opposti ma che in alcune zone del mondo, al di là dell’atto in sé, portano alle donne le medesime conseguenze: essere discriminate e avere guai seri. A volte la vicenda da drammatica diventa perfino tragica. Come in Pakistan, Paese nel quale nel solo 2013 ben 56 donne sono state uccise per non aver partorito un figlio maschio. La denuncia arriva da I.A. Rehman, segretario generale delle Commissione per i diritti umani del Pakistan: “Un Paese dove le donne vengono uccise per aver messo al mondo bambine non può dirsi che abbia una società etica”, ha detto il funzionario. Che poi ha rivelato altri particolari agghiaccianti sulle sue compatriote, non di rado attaccate con l’acido o ustionate in altro modo, stuprate o vittime di violenze varie.

Si dirà: drammi della povertà e dell’ignoranza. Tuttavia anche nel cuore dell’Occidente ricco e colto non mancano storie di prevaricazioni ai danni delle donne. Anzi, il benessere economico pare proprio uno degli strumenti che favorisce i persecutori. Chiedere ad esempio alla signora Lisa Mehos, casalinga di New York, ex moglie di un potente banchiere e madre di due bambini. Ad un certo punto il suo matrimonio era entrato in crisi e, come succede in questi casi, lui aveva intrapreso un’altra relazione mentre anche lei aveva cominciato a vedersi con un altro uomo del quale era rimasta incinta. Il banchiere ha poi ha perfino ammesso candidamente di avere avuto rapporti frequenti con prostitute durante il proprio matrimonio. Nella battaglia fra ex coniugi il ricchissimo marito ha usato come arma la gravidanza e il successivo aborto. Avvenuto entro il terzo mese e quando ormai il divorzio era stato sancito. Un giudice gli ha dato ragione e Lisa (che si è definita cattolica e quindi nel processo ha subito una sorta di aggravante morale per “ipocrisia”) ad agosto ha perso la custodia temporanea dei figli. Adesso rischia di perderla definitivamente. “Sono divorziata, non sono Madre Teresa. Ho fatto sesso con un uomo che conosco da vent’anni e sono diventata una mamma terribile – ha spiegato la donna -. Mi sento come se fossi stata picchiata e violentata”. Il ‘bello’ è che il giudice che ha dato ragione al banchiere è una donna…

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