A volte gli insegnamenti delle mamme e delle nonne possono risultare molto utili, specie quando da grandi ci si trova a doversi reinventare da un punto di vista professionale e lavorativo. E’ quanto è successo ad Alessandra Fiorino che alla tecnica dell’uncinetto imparata per ricamare centrini da tavola quando era piccola, ha unito un tocco di originalità e un pizzico di Oriente ottenendo: “Amigurumi che passione” un’arte giapponese che vuol dire “giocattolo lavorato all’uncinetto o a maglia”.
Alessandra, originaria di Cagliari, che vive a Cesena con la sua famiglia, ha smesso di lavorare alla nascita del suo secondo figlio e rappresenta il classico caso che conferma la regola: conciliare figli e lavoro è in alcuni casi praticamente impossibile. Allora, un po’ per caso, un po’ per fare nuove conoscenze e un po’ per curiosità, ha cominciato a seguire un corso di “Amigurumi” e si è ritrovata a sfornare bambole, pupazzi, orsetti e riproduzioni fedeli di alcuni personaggi dei cartoni animati come Doraemon e Cattivissimo Me.
Ora la produzione di questo piccolo esercito di filo, che stando alle parole della creatrice non sono difficili da ottenere grazie anche alle sue reminiscenze del passato in materia e agli schemi gratuiti che si trovano su internet da usare come esempio, ha dato il via a un passaparola tra amiche e tra gli amici dei figli che la porta a costruirne continuamente, specie in periodo di regali natalizi.
Parlando del futuro della sua nuova attività, Alessandra risponde: “Ora che ho cominciato a creare bambole e pupazzi con la tecnica di Amigurumi, io non mi fermo più, se non dovesse diventare una attività remunerativa, continuerò a farli per i miei figli e i miei nipoti. La passione è passione e se diventa lavora ancora meglio”.
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