Lavoro o famiglia? Se 154 mamme si dimettono nel primo anno di vita dei bambini

Lavoro e famiglia a volte sono un bivio. O meglio, cozzano talmente l’uno contro l’altro da metterci di fronte ad un obbligato bivio. In provincia di Ravenna 157 genitori, nel 2012, si sono dimessi dal lavoro durante il primo anno di vita dei figli. Di questi (e non c’è da stupirsene, visto l’andazzo) 153 sono donne. Lo dice l’ultimo rapporto sul mercato del lavoro femminile realizzato dalla Provincia.

Le dimissioni convalidate a livello nazionale sono state 19.187. Quelle di Ravenna sono state 157, in aumento rispetto all’anno 2011 (132).

L’identikit della lavoratrice e del lavoratore che si dimette è quello di un genitore nella fascia di età tra i 26 e i 35 anni, italiano, che lavora in una piccola media impresa e con una anzianità di servizio medio-bassa. Le aziende nelle quali si rilevano maggiori dimissioni in provincia di Ravenna sono quelle di piccole dimensioni, che non superano i 50 dipendenti e che operano nei settori dei servizi e del commercio.

Ma perché i genitori si sono dimessi? 25 lo hanno fatto perché il bambino non è stato preso al nido; 35 perché senza reti parentali di supporto; 2 per mancata concessione del part-time o di orari più flessibili; 2 per chiusura o cessazione dell’azienda; 53 per passaggio ad un’altra azienda. 35, infine, per il desiderio di occuparsi dei figli in maniera esclusiva.

All’inizio del rapporto, la consigliera di parità Fato Luwanga Nuru così commenta: “Da sempre le segnalazioni che arrivano all’Ufficio della Consigliera evidenziano la difficoltà di trovare ‘compromessi’ tra lavoro di cura e lavoro retribuito, nel rientrare nel mercato del lavoro dopo la maternità, e l’esigenza di ricercare occupazioni più vicine alle nuove esigenze di cura dopo la nascita di una figlia o di un figlio”. Conciliazione, una parola che a noi di Romagna Mamma piace moltissimo, fatica a tradursi in realtà.

Resta, per Ravenna, il buon dato dell’occupazione femminile. Il tasso di occupazione femminile risulta pari al 61,4%, contro quello maschile del 73,8%. Il dato sulle donne è in linea con quello regionale ma nettamente più alto di quello italiano, che si attesta sul 47,1%.

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Commenti:

  1. Purtroppo l’inadeguatezza dei servizi scolastici,dal nido alle scuole medie, rispetto alle esigenze lavorative dei genitori non aiuta. Se si lavora fiano alle 18 come si puo’ prendere il bimbo al nido alle 16? Se si lavora fino alle 18 come si puo’ gestire il figlio elle elementari se il tempo pieno e’ stato via via eliminato? E se il bimbo si ammala? I costi delle baby sitter non sono sostenibili insieme con quelli dei servizi comunali, tanto vale stare a casa e crescere i propri figli invece di veder svanire il proprio stipendio per farli crescere a qualcun’altro!!! Ma facciamo pur le Notti d’Oro ed altre fantastiche iniziative per bambini…peccato che i partecipanti siano sempre gli stessi, e non abbiano sicuramente di questi problemi

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