Vita da homeworkers: dalla creatività di Franscesa Sanzo, in arte Panzallaria, nasce un sito per chi lavora da casa

Francesca Sanzo, bolognese, in arte Panzallaria, è una a cui le idee non mancano. L’ultima sua trovata si chiama Ufficio in casa, un sito Internet sul quale racconta la vita degli homeworkers, gente che per questione di necessità e di costi lavora da casa. Professional blogger e digital pr, Francesca si occupa di web dal 2001. Nel 2005 apre il blog Panzallaria, un progetto di personal storytelling dal quale nasce anni dopo anche uno spettacolo teatrale, La rivincita del calzino spaiato: pensieri di una mamma postmoderna.
E la mamma post moderna oggi racconta i suoi progetti a Romagna Mamma.
Francesca, partiamo dal tuo ultimo progetto, ufficioincasa.it. Come ti è venuta l’idea?
“Io lavoro da casa e mi sono resa conto di quanti miti e stereotipi circolano su questa modalità di lavoro: ho pensato che sarebbe stato interessante creare un luogo virtuale dove fare incontrare gli homeworkers e contemporaneamente diffondere esempi virtuosi e strategie per l’ufficio in casa. A maggio, in una giornata in cui ero particolarmente alienata, ho lanciato l’hashtag #ufficioincasa su twitter che ha avuto grande successo ed è diventato trend topic e ho capito che in tanti sentivamo il bisogno di parlarne”.
Che obiettivo ti sei posta?
“Vorrei che gli homeworkers potessero avere occasione di incontro virtuale e reale e che le aziende comincino ad accorgersi di noi e del valore rappresentato dal telelavoro, sia in forma dipendente che per collaborazioni. Su questo secondo aspetto mi piacerebbe anzi che il sito diventasse una sorta di vetrina di contatto tra freelance e aziende con l’obiettivo di creare collaborazioni in remoto”.
Come si vive da homworkers?
“Per me è stata una scelta consapevole e felice ma non nascondo che non è tutta rose e fiori, ogni tanto ci si sente un po’ demotivati e soli e bisogna davvero sviluppare strategie adeguate: per esempio io partecipo a molti eventi legati al mio settore professionale e se c’è una riunione preferisco andarci di persona che farla su skype per creare occasioni di incontro con le persone. I lati positivi sono tantissimi: una vita più serena a livello gestionale, meno spese legate a spostamenti e pranzi fuori e una fluidità della giornata declinabile con gli impegni personali”.
In un paese in crisi di idee, di posti di lavoro, di donne lavoratrici, come te lo immagini il futuro dell’ufficio in casa?
“Credo che sempre di più il modello ufficio in casa si diffonderà perché produce vantaggi e risparmi non solo per i lavoratori ma anche per le aziende. Mi auguro che questa pratica – diffusa più tra le donne che tra gli uomini – diventi trasversale e che molti papà, per esempio, scelgano di lavorare da casa per poter dividere in maniera equa gli impegni familiari con la propria compagna. Se all’ufficio in casa verranno affiancati luoghi di coworking dove stimolare incontro e brainstorming, credo davvero che saremo a cavallo!”.
Molti ti conoscono, e ti leggono, come Panzallaria, il tuo blog. Chi è Panzallaria?
“Panzallaria come blog è la mia casa virtuale: un luogo dove racconto in maniera aneddotica ciò che mi succede e mi piace, la mia piccola palestra di scrittura. Panzallaria come persona è una a cui piace molto ridere e che prende la vita a panzallaria, ovvero cerca sempre di gustarne il lato positivo”.
Lavori nel web da più di dieci anni, come hai visto evolversi la presenza delle donne e delle mamme in rete?
“Il web è donna: sono tantissime le donne che sono riuscite, grazie alla rete, a trasformare passioni in lavoro (me compresa) e tra queste ci sono molte mamme che hanno saputo cogliere il lato professionale della Rete. Il web valorizza l’elemento narrativo e di relazione della vita e credo che questo sia un punto a favore delle donne, che sono sempre state culturalmente le portatrici di uno storytelling allargato e sanno valorizzare al massimo gli elementi relazionali”.
La rivincita del calzino spaiato: pensieri di una mamma postmoderna. Che cosa racconti in questo spettacolo teatrale?
“E’ un modo ironico per dire che di mamme (ma anche di donne più in generale) ce ne sono tante, che è inutile ricalcare modelli che non ci appartengono e bisogna davvero prendere la vita con leggerezza, perché se no ti porta a fondo come un macigno. L’idea di base è che anche con i calzini spaiati si può vivere bene, senza bisogno per forza di ambire a modelli di perfettibilità imposti dalla società e dalla comunicazione”.
A quando un tour anche in Romagna?
“Mi piacerebbe un sacco portare lo spettacolo in Romagna: anzi lancio ufficialmente un appello, se tra i lettori del vostro splendido progetto c’è qualcuno che ha contatti con teatri della zona, fatemi un fischio. Noi siamo un gruppo di donne senza sponsor né appoggi di alcun tipo, ogni forma di aiuto per diffondere il nostro progetto è la benvenuta!”.

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