Francesco, papà blogger: “Non è facile spiegare ai bambini che cos’è il ciclo mestruale”

E chi l’ha detto che solo le mamme fanno le blogger, che solo loro sdrammatizzano capricci e notti di ciucci e biberon pigiando i tasti di una tastiera, che sono le uniche a fare comunella sul web per condividere gioie e dolori della maternità con le loro simili. A fare capolino sulla rete per parlare di figli ci sono anche alcuni papà. Tra cui Francesco Uccello, che due anni fa ha aperto il blog “Mo te lo spiego a papà“, da qualche giorno trasformato nell’omonimo libro edito da TEA. Francesco vive a Napoli con la moglie Stefania e i loro figli di quattro e cinque anni. Avendo solo sedici mesi di differenza, sono arrivati come un’onda travolgente nella vita dei due coniugi, sconquassando equilibri e pre-concetti. E prendendo a picconate quella che Francesco, educatore di professione, pensava fosse un’esperienza utile da riutilizzare anche tra le mura domestiche.
Francesco, lavori per la cooperativa Terra e Libertà, dunque con i bambini e i ragazzi hai sempre avuto a che fare. Come mai la paternità ti ha colto alla sprovvista?
“Perché all’inizio non sono riuscito a mettermi in gioco con i miei figli come facevo con i miei ragazzi. Io sono educatore di strada, lavoro in situazioni davvero estreme però andavo in crisi con due mocciosi che non mi ascoltavano. Pensavo fosse facile, invece ho trovato enormi difficoltà. E’ stato come un brutto scherzo”.
Ad aprire blog sulla genitorialità sono in genere le donne: che cosa ti ha spinto verso questa tendenza al femminile?
“Per passione ho sempre scritto. Il blog mi pareva in quel momento la forma narrativa più veloce e anche quella che mi avrebbe permesso di condividere con gli altri la mia stanchezza, il mio essere sotto pressione. Mia moglie, poi, di fronte alle domande dei bambini, ha sempre avuto l’abitudine di mandarli da me. Mi divertiva l’idea di scrivere il modo in cui cercavo una risposta”.
Quali sono le domande più difficili che ti hanno fatto?
“Un po’ tutte, a partire da quelle impertinenti e imbarazzanti sul ciclo mestruale della mamma. A casa nostra le porte sono sempre aperte ma la prima volta che i bambini hanno chiesto che cosa stesse combinando la mamma con quell’aggeggio in mano, mi hanno colto alla sprovvista. Ho risposto che si trattava del pannolino delle femmine. Solo in secondo momento ho articolato una risposta più completa. Quando i figli ti chiedono una spiegazione, puoi rimandarla quanto vuoi ma loro ti spettano al varco, non dimenticano la promessa”.
Un padre come te si mette a scrivere anche perché deve gestire molte incombenze della vita quotidiana?

“Non necessariamente. Nel mio caso, mi occupo dei bambini la mattina presto, perché mia moglie esce alle sette e mezza, quando loro dormono ancora. Poi li rivediamo entrambi la sera, dopo la scuola e i nonni. Lei prepara la cena e riassetta, io mi occupo di giochi, doccia e tv. E della notte”.
Cioè? Si svegliano ancora?
“Purtroppo sì. Ma io ho una grande facilità a riaddormentarmi. Posso alzarmi anche cinque volte che poi ripiombo nel mio sonno. Ce n’è sempre una: hanno sete, devono fare pipì, vogliono venire nel lettone. A volte a turno, a volte insieme. Per sfrattarli ho varie tecniche: siccome sono massicci e ingombranti, provo a spingerli o a mettere le mie gambe sulle loro, poi faccio appello al fatto che il loro letto è più comodo, più bello, più grande”.
Non è da tutti essere disposti a farsi massacrare il sonno. Tanto di cappello…
“In effetti un po’ nervosetto, la mattina, lo sono”.
Sarà contenta tua moglie, che chiami MPS: una sigla all’apparenza asettica dietro la quale si nasconde una sorta d’inchino, “mia principessa Stefania”…
“In realtà vuole dire anche Monte dei Paschi di Siena, dove lei lavora. Non tutti lo sanno, l’ho scelto per fare il doppio gioco”.
Lei sa per certo di essere una delle protagoniste dei tuoi esilaranti racconti. E i bambini, ne sono al corrente?
“All’inizio no. Quando mi vedevano al computer, raccontavo che stavo lavorando. Ora che è uscito il libro e che hanno visto la copertina con le nostre caricature, l’hanno capito. La sera in cui è arrivato lo scatolone con le copie del libro, abbiamo invitato gli amici a casa. Ad un certo punto il più piccolo ne ha presa in mano una e mostrandola ad un’amica ha detto che ero stato molto bravo a scriverli tutti io, quei volumi”.
Facendo la somma di tutto, che voto dai alla tua paternità?
“Dieci sul controllo dell’ansia: se si fanno male resto calmissimo. Dieci anche sul mio tentativo di renderli indipendenti. Cinque, invece, sull’affettività. In altre cose, magari, sette. Tutto sommato passo con la sufficienza. Ecco perché mia moglie è fondamentale”.

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