“Pensavo che tenere 30 bambini non fosse una qualità”: la storia di Tata Fata

“Pensavo che chiunque sapesse fare questo lavoro, pensavo che tenere trenta bambini non fosse una qualità”. Invece lo è eccome. Elena Cavallucci, trent’anni, di Faenza, oggi Tata Fata, studiava per diventare stilista quando ha iniziato a seguire un corso per clown di corsia. Un’esperienza che l’ha portata a fare volontariato anche in un orfanotrofio in Bosnia e in carcere a Forlì. L’impatto è stato così forte che l’illuminazione è arrivata: “Mi sono resa conto che con i bambini sto bene, che con loro riesco ad entrare subito in sintonia. Così ho iniziato a promuovermi come animatrice e oggi lavoro 365 giorni all’anno”. Utile anche un corso da clownerie, grazie al quale Elena ha scoperto meglio se stessa: “Siamo partiti dalla scoperta del nostro clown interiore, cosa fondamentale per fare il mio mestiere”. Un mestiere, sì. Perché oggi Elena avrebbe davvero bisogno di qualche collega intorno a sé: “A volte mi tocca dire di no, perché da sola non riesco a coprire tutte le richieste. E allora mi chiedono se ho qualcuno di fiducia da mandare al mio posto”. Il progetto di espansione, insomma, c’è eccome. Anche perché Elena non è solo animatrice: “Al momento lavoro molto con i laboratori creativi nelle scuole, ho proposto anche un progetto mio che si chiama ‘Imparare a pensare bene con la propria testa. I cavalieri della conoscenza””. Il progetto, che ha origine dall’idea  di trasformare i bambini in cittadini consapevoli che cooperano a partire dalle proprie capacità singole, partirà a breve nelle scuole di Faenza. Intanto Elena sta sperimentando anche la coccola terapia: “Ai bimbi che hanno un piccolo blocco affettivo, con patologie non gravi visto che non sono una psicologa, propongo giochi con contatto fisico, abbracci, massaggi alla schiena”. Elena è a disposizione anche con baby sitter speciale dell’ultimo minuto:  “Capita che certi genitori abbiano una necessità immediata di una persona con un impatto forte con i propri bambini, che entri subito in sintonia con loro. Magari anche solo perché vogliono uscire una sera”. Insomma, Elena si butta in tutte le situazioni, basta che di bambini si tratti: “Una volta sono stata chiamata ad animare una festa in una chiesa ortodossa con tanti bambini stranieri, non capivo una parola ma è andata comunque bene”.

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