
Casalinghe disperate? Non solo. Ci sono anche casalinghe soddisfatte. E non mancano quelle ‘adattate’, le casalinghe ‘per forza’ e le ‘temporanee’. Per l’80 per cento delle casalinghe soddisfatte stare a casa dal lavoro è stata una scelta voluta, percentuale che scende al 30 per quelle ‘costrette’ a fare scelte che altrimenti avrebbero evitato. Tutte, in un modo o nell’altro, si allontanano dallo stereotipo di casalinga lucida pavimenti. Si tratta di donne con esigenze molto differenti rispetto a quelle degli anni ’70 e intenzionate a farle valere. Di mezzo ci scappano anche i mariti e i compagni, in media presenti nella cura dei figli o nell’economia domestica, molto ma molto meno quando si tratta di fare pulizie.
Lo scenario è stato tracciato da una ricerca dal titolo “Io lavoro da casa”, commissionata dall’assessorato al Lavoro della Provincia di Firenze, guidato da Elisa Simoni, al Dipartimento di Scienza della politica e Sociologia dell’Università di Firenze. Obiettivo della ricerca, coordinata da Annalisa Tonarelli, è dare voce alle casalinghe di oggi per poter pianificare meglio i servizi per l’impiego.
Le interviste sono state effettuate su un campione di 500 donne di cui 200 inattive. Si tratta di donne per lo più coniugate, che vivono in nuclei familiari numerosi, di queste il 40 per cento ha un figlio di 14 anni o più, seguono pochi anziani o persone non autosufficienti.
Stare a casa. Quando la colpa è del lavoro. I due terzi delle ‘costrette’ si trova a casa per aver perso il posto, non riescono a trovarne un altro e sono sfiduciate. Poco meno del 50 per cento delle ‘temporanee’ ha perso il lavoro ma nel loro caso, istruite e mediamente più giovani, restare a casa è una scelta del momento: preferiscono occuparsi della famiglia e quando l’impegno calerà vogliono ritornare a lavoro. Le ‘soddisfatte’ e le ‘adattate’, invece, restano a casa perché vogliono dare la priorità alla famiglia, nel primo caso per scelta personale, nel secondo per pressing di mariti tradizionalisti o poco collaborativi, per la mancanza del supporto di genitori e suoceri.
Le prioprità della vita. Per quasi tutte gli aspetti più importanti della vita sono quelli relazionali, in particolare i figli, il rapporto di coppia. Il denaro e il successo vengono molto dopo. Eccetto che per le casalinghe costrette, meno focalizzate sul focolare domestico.
L’aiuto del compagno. Uomini selettivi, quando si tratta di collaborare. Tendono a sviare se il contributo è rutinario e poco soddisfacente. La collaborazione è tendenzialmente bassa ma varia a seconda del settore: il 48 per cento dei padri è molto o abbastanza presente nella cura dei figli, percentuale che scende al 39 quando si tratta di fare la spesa, al 23 di cucinare, al 16 di fare le pulizie. Più partecipi nella gestione economica e finanziaria, nella cura degli animali, del giardino e nell’occuparsi della raccolta differenziata.
Come si fa a tornare al lavoro? A fronte di una condizione appagante delle ‘soddisfatte’, ‘costrette’ e ‘adattate’ rivendicano una maggiore disponibilità di tempo da dedicare a se stesse da poter gestire liberamente, per poter pensare anche a un reinserimento lavorativo. Soprattutto tra le ‘temporanee’, la famiglia rappresenta un rifugio del momento sia per donne giovani che istruite, con poche chances di veder coronare le proprie aspettative lavorative e che esorcizzano il sentimento di ‘inutilità sociale’ investendo nella maternità e nei ruoli tradizionali. Il 70 per cento delle ‘costrette’ è comunque scoraggiato: ritengono che trovare lavoro sarebbe impossibile.
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