“La violenza a nove anni, poi la perdita di mia figlia. Sono rinata così”

 

Ci sono due date scolpite nella memoria di Antonella Valletta: il 22 giugno, quando a soli nove anni venne violentata da quello che ha sempre continuato a chiamare “l’orco”. E poi il 28 giugno, quando ha trovato sua figlia Ginevra senza vita nella culla. In tutti gli anni passati nel mezzo, la sua vita ha sempre fatto rima con solitudine e con violenza: “Ho subito quella sessuale, quella psicologica, quella religiosa”.

Quarantasette anni, pugliese trasferitasi a Ravenna, dove oggi vive con il marito Danny, Antonella ha dato voce alla sua storia nel libro “Ho smesso di tremare” (Giraldi Editore) dal quale è stato tratto lo spettacolo teatrale che la vedrà sul palco domani 20 novembre, alle 21, all’Almagià, insieme a Bolero Danzarte (prenotazioni 347-2791403): “Sono emozionata, aprirò e chiuderò lo spettacolo diretto da Patrizia De Palma, una donna eccezionale che ha saputo raccontare la mia storia. Una storia dalla quale oggi mi sento di aver preso le distanze, grazie a un lavoro di guarigione che ho fatto cominciando da me stessa, riprendendo in mano la mia vita a partire da quella farfalla che entrò nella mia stanza il giorno del funerale di Ginevra. Tutto il lavoro che ho fatto per metabolizzare quello che ho passato l’ho fatto, in fin dei conti, anche per lei”.

La serenità di oggi di Antonella fa rima con il marito, che le ha fatto fare pace con l’idea negativa che aveva degli uomini. Fa rima con l’associazione Crisalide che da un anno e mezzo presiede e che le permette di lavorare intorno alla violenza di genere. Fa rima anche con le tante persone che le vogliono bene. E con il suo lavoro di operatrice ayurvedica, che le consente di incontrare le persone e le loro storie, spesso così vicine alla sua.: “Dopo la perdita di mia figlia, mi sono davvero trovata davanti a un bivio: vivere o morire. Non c’erano mezze misure. Avevo passato un’infanzia e un’adolescenza pesanti e dolorose, ero stata isolata dal gruppo religioso al quale apparteneva la mia famiglia, considerata una “fornicatrice” quando invece ero stata aggredita e stuprata un giorno mentre rientravo a casa. Il mio matrimonio non funzionava, Ginevra era tutto ciò che avevo. Oltretutto, dopo qualche tempo mi hanno scoperto una grave endometriosi, probabilmente causata dal trauma che avevo dovuto subire da bambina”.

Riprendere a vivere, facendo i conti con il passato, per Antonella è stato un percorso durissimo: “Ogni volta che facevo un passo avanti, tutto tornava a galla e io ero a costretta a guardarlo in faccia. Ci sono voluti anni, ma ci sono riuscita, riuscendo a perdonare anche i miei genitori, che nella mia testa sono persone che hanno sbagliato per condizionamento o per ignoranza”. E siccome in ogni tunnel, alla fine, un barlume forse c’è, se si volta alle spalle Antonella rivede anche Giulio, il suo primo amore, il ragazzo che a tirarla fuori dalla situazione in cui stava, a più riprese, ci aveva provato, anche solo cercandola con lo sguardo dal balcone di casa, mentre lei era rinchiusa nella sua stanza, con il divieto di andare a scuola: “Oggi siamo grandi amici, ci sentiamo regolarmente, qualche volta ci siamo visti. Credo sia la persona che per prima mi ha fatto credere che si poteva amare, che ci si poteva fidare. Giulio non ha mai ceduto pettegolezzo di paese e ha sempre ragionato con la sua testa. Certe persone ci salvano, lui ha senza dubbio contribuito a salvare me”.

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