«Siamo qui per sostenere le famiglie nei loro bisogni. Essere riusciti a farlo quando sembrava impossibile è stato un gran risultato, di cui andiamo fieri». Vesna Balzani è la coordinatrice del Centro per le famiglie della Romagna Forlivese, che dopo 18 mesi «surreali» è tornato alle sue attività consuete, sebbene con qualche variazione, come il fatto che lo spazio incontro per i bambini da zero a tre anni, dove è difficile riuscire a far mantenere le distanze, per il momento è stato sostituito da laboratori per genitori con figli da due a otto anni. O ancora, il fatto che ai corsi di preparazione alla nascita, i cosiddetti «gruppi cicogna», possono andare solo le future mamme, con la parallela possibilità, per i papà, di partecipare a due incontri mensili dedicati, insieme a uno psicologo: «Un’opportunità – spiega Balzani – che all’inizio non è stata vista benissimo da mogli e compagne, che avrebbero voluto condividere di più. Ma che poi si è trasformata in una splendida occasione, per gli uomini, di esternare di più emozioni, stati d’animo, paure».
Non aver abbandonato le famiglie nemmeno quando le restrizioni legate al Covid erano forti, specie grazie agli incontri online e alle consulenze telefoniche, ha significato, per il Centro per le famiglie, registrare numeri comunque alti: «La partecipazione è paradossalmente aumentata, per esempio i colloqui con i neogenitori sono passati dai 401 del 2019 ai 959 del 2020. I gruppi cicogna, allo stesso modo, non hanno subito uno stop: le gravidanze iscritte sono scese da 306 a 284, un calo direi fisiologico e non collegato alla pandemia. Questo significa che i genitori avevano bisogno, che la solitudine era tanta, che si sono cercati reti e punti di riferimento in un momento non facile».
Tra le novità implementate, i progetti «Salvadanai» e «Fiducia in Comune». Nel primo caso, si è offerta la possibilità, alle famiglie, di accedere ad alcune ore di aiuto sia per l’aiuto tecnico e informatico legato a registro elettronico e compagnia, sia per avere un supporto educativo e psicologico per i figli: «Sul primo fronte, le richieste sono state poche perché siamo arrivati lunghi e i genitori, ormai, si erano impratichiti con i nuovi strumenti della didattica a distanza. Sul secondo fronte, c’è stato molto interesse, con una richiesta importante sui preadolescenti, che spesso si è trasferita sul piano delle consulenze vere e proprie che già svolgevamo». Il progetto «Fiducia in Comune», in scadenza il 30 giugno, è invece una sorta di prestito sociale destinato alle famiglie che magari hanno perso il lavoro, sono in cassa integrazione o hanno visto una contrazione del reddito, vedendosi interrompere la possibilità di portare a termine spese e investimenti, dall’apparecchio ai denti all’acquisto di un nuovo computer: «Si tratta di una forma di sostegno interessante, che speriamo il Comune possa prorogare».
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