In totale 29mila donne hanno perso il lavoro lo scorso anno in regione. Clamoroso l’andamento nei servizi, dove le occupate sono calate di 8mila unità mentre la componente maschile aumentava della stessa cifra
Alla vigilia della festa del lavoro, può essere utile dare un’occhiata ai dati regionali dell’occupazione, tornata in seria difficoltà a causa del Coronavirus. L’analisi dell’Istat e della Regione non lascia spazio ad interpretazioni: sono le donne ad aver pagato il prezzo maggiore della crisi occupazionale nel 2020.
Secondo i dati pubblicati dalla Regione, le donne che hanno perso il lavoro nel 2020 sono state 29mila (-2,3%) contro una componente maschile calata di 13mila unità (-1,2%). Meno della metà. Tra i dipendenti, hanno perso lavoro in 27mila. Di questi, ottomila sono uomini e 19mila donne. Sempre più donne d’altra parte sono entrate nel novero degli inattivi: hanno cioè rinunciato ad entrare nel mercato del lavoro. L’aumento in regione di queste persone è molto importante (+43mila) e 28mila persone sono donne (-2,14%). Le donne occupate in Emilia-Romagna sono 892mila mentre gli uomini sono 1,086 milioni. L’Emilia-Romagna ha il tasso di occupazione femminile tra i più alti in Italia (62,01%) ma quello maschile supera il 75%.
Il settore che ha più sofferto è quelllo del commercio, alberghi e ristoranti. In questo settore la componente femminile ha perso l’8,2% dei lavoratori mentre quella maschile ha fermato il calo al 5,29%. Ambivalente l’andamento nei servizi: le donne che hanno perso il lavoro sono state 8mila, mentre la componente maschile è cresciuta della stessa cifra.
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