Paola Argentino: “Più attuale che mai la frase ‘ciascuno cresce solo se sognato'”

“Ciascuno cresce solo se sognato”. Paola Argentino, medico psichiatra e psicoterapeuta, direttore dell’Istituto di Neuroscienze e Gestalt “Nino Trapani” e docente all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, sarà sabato 17 ottobre al Festival Comunità Educante di Faenza (ore 17, Faventia Sales, via San Giovanni Bosco 1) per parlare di co-genitorialità.
Qual è secondo lei, oggi, il senso di questa frase, ancora molto d’impatto, di Danilo Dolci?
“Questa frase del grande Danilo Dolci è ancora oggi di forte impatto emotivo perché esprime, con il linguaggio poetico, la missione pedagogica e politica della comunità educante, rivestendo – a mio avviso – un significato profondo e quanto mai attuale in questo contesto storico, detto della post-modernità, caratterizzato dalla frammentazione delle soggettività e dalla globalizzazione socio-culturale. Per Danilo Dolci educare è strettamente correlato al comunicare e nel suo saggio ‘Comunicare legge della vita’ evidenzia come ciascuno è coinvolto nel dialogo, ciascuno vive il senso di smarrimento che viene dal dubbio, per ritrovare poi se stesso nel confronto, per raggiungere quelle verità condivise che uniscono tante individualità in un gruppo. Così la comunità educante, operando questo metodo definito ‘maieutica reciproca”’ in cui ciascuno vede riconosciuto il proprio potere, pone le basi per il costituirsi di una società che diremmo oggi ‘inclusiva”’ Dunque ‘ciascuno cresce solo se sognato’ significa, a mio avviso, riconoscere ad ognuno il proprio potenziale di crescita a partire da un humus fertile relazionale e affettivo, che nell’ottica di un nuovo umanesimo – la Gestalt Therapy, con cui ho riletto questi versi – significa far emergere la ‘figura’ dallo ‘sfondo’, far diventare protagonisti della loro vita i nostri figli, i nostri alunni, coloro di cui ci prendiamo cura nella loro crescita, che diventa poi la crescita di tutti”.
Cosa intendiamo per prendersi cura della co-genitorialità? Chi sono gli attori deputati a farlo?
“Anche in questo caso secondo la Gestalt Therapy, nella prospettiva del prendersi cura diventa essenziale il clima affettivo relazionale sano e nutriente che si respira in famiglia, a scuola, e in tutte le agenzie istituzionali educanti (parrocchia, gruppi sportivi ecc.), ma anche il ‘lavoro’ sui ‘ciascuno cresce solo se sognato’. Ergo, i sogni sono importanti messaggi esistenziali a cui prestiamo attenzione su tre livelli relazionali: il bambino, il genitore, la co-genitorialità. Il sogno viene considerato dalla Gestalt come ‘l’espressione più spontanea dell’esistenza dell’essere umano’, è la ‘proiezione’ di parti di sé frammentate e alienate che chiedono di essere viste, consapevolizzate ed integrate. Scrive Perls: ‘Ogni parte del sogno sei tu, è una tua proiezione… e dobbiamo riappropriarci di queste parti proiettate e frammentate della nostra personalità, e riappropriarci del potenziale nascosto che compare nel sogno’, sia per la crescita del bambini, e sia per la maturazione del singolo genitore e/o educatore. Ma esiste anche il sogno ‘ad occhi aperti’, che è desiderio generativo – sogno per l’altro da me – che è sostegno affettivo ai desideri che non appartengono a me, che nascono, nel confronto tra i due genitori. È il nuovo costrutto del coparenting che permette ai genitori di creare un’alleanza amorevole e di coordinarsi nell’essere “genitori insieme” o “genitore con” nella condivisione di responsabilità. Ma a loro volta è necessario che siano accompagnati nel compito di ‘prendersi cura’, là dove si verifichi un blocco relazionale o un conflitto genitoriale, da counsellor socio-educativi formatori e supervisori, in grado di far riemergere il sogno oscurato da ferite relazionali mai cicatrizzate o riapertesi nel ruolo genitoriale (le cosiddette ‘gestalt aperte’)”.
Oggi i servizi sono certo più impegnati di un tempo nel dare supporto alle famiglie fin dal loro nascere: c’è, secondo lei, una parte più carente di altre dove ancora gli interventi sono scarsi o non all’altezza?
La drastica riduzione delle risorse economiche nell’ultimo decennio in ambito educativo e sociale, ed anche in ambito sanitario, ha comportato una grave carenza di personale specializzato, in modo uniforme per tutti i servizi impegnati nel sostegno alle famiglie. La carenza maggiore è a mio avviso nel sostegno alla co-genitorialità in epoca pre-natale, durante la gravidanza, per entrambi i genitori, ma anche per coloro che hanno problemi di infertilità e scelgono l’adozione. Sono coppie genitoriali che i servizi dovrebbero supportare maggiormente nella crescita di bambini che provengono da realtà difficili, a volte anche di nazionalità straniere e dunque con culture di origine diversa. Altra carenza è nel sostegno educativo alla famiglia durante la scuola dell’infanzia e la scuola primaria per i bambini con BES e con DSA: è urgente la figura dello psicologo scolastico. Ed ancora nell’adolescenza, età di transizione dall’infanzia al giovane adulto, caratterizzata da sconvolgimenti ormonali e relazionali, periodo in cui a volte i genitori non riescono a gestire così tanta energia da soli. E sarebbe molto utile la figura dello psicologo specialista nelle cure primarie, o psicologo di base, a fianco del pediatra o del medico di base, che presta attenzione al benessere relazionale, più che le forme psicopatologiche di pertinenza della neuropsichiatria infantile”.
Osservando i genitori di oggi, quali sono le dinamiche che più spesso intravede nella grande sfida di crescere i figli?
“Oggi crescere i figli è appunto una grande sfida. Le dinamiche che più spesso intravedo riguardano la co-costruzione di un sogno comune co-genitoriale che apra le porte al futuro, seguendo i desideri dei figli, senza fare riferimento al passato, ovvero alla educazione ricevuta, perché la società è cambiata ed il modo di educare dei nostri genitori già non è più del tutto valido per le esigenze dei giovani di oggi. Crescendo, i figli modificano i loro legami affettivi con i genitori, ma anche il legame tra i due genitori si modifica nel tempo: essere co-genitori significa dunque essere disponibili ai cambiamenti, inevitabili ed evolutivi, mantenendo saldo lo spazio amorevole dell’appartenenza e della cura dei figli. Anche laddove la coppia coniugale si è separata, e ci sono nuovi partners, e si formano famiglie ricomposte, o dove un partner muore e si resta famiglia con genitore unico, è importantissimo mantenere la tensione vitale della cogenitorialità. Quando qualcosa non funziona nella coppia genitoriale, ed i livelli di conflittualità turbano la funzione genitoriale, è bene – come afferma il professor Giovanni Salonia – ripartire dall’amore per i figli per maturare la mentalità della cogenitorialità e crescere nella propria umanità. È proprio dai figli – dall’amore per i figli – che si impara la legge che fonda l’umana coesistenza: ascoltare con interesse le ragioni dell’altro, e non distruggere l’altro e le sue ragioni”.
Negli anni 80 è stata insegnante elementare: qual è il più grande cambiamento che, rispetto ad allora, si è verificato nel mondo dell’infanzia o più in generale delle famiglie?
“Ripensando alla mia quarantennale esperienza di insegnante, iniziata negli anni ‘80, nella scuola primaria, in particolare nel sostegno dei portatori di handicap psico-fisici, fino all’attuale insegnamento universitario nei master in counselling socio-educativo, in counselling familiare e di coppia, in counselling sanitario, posso testimoniare che i cambiamenti nelle scuole di ogni ordine e grado sono specchio riflesso dei cambiamenti sociali e familiari. Stiamo vivendo il passaggio dalla società ‘liquida’ teorizzata da Baumann, alla società ‘gassosa’, aeriforme dei network, dove le ‘solidità’ di un tempo passato si sgretolano (la scienza, la fede, la politica, l’economia) e il dubbio impera su tutto e tutti, e dove soprattutto si smarriscono le relazioni interpersonali, mantenendo a ‘distanza di sicurezza sanitaria’ l’intercorporeità. Questo movimento sociale si riflette in copia conforme nell’ambito scolastico, con la didattica online si determina lo sfilacciamento dei legami relazionali affettivi in reti di relazioni virtuali, che i giovani utilizzano spesso con false identità. Oggi più che mai è necessario combattere, come profeticamente scrive Danilo Dolci nella sua anatomia-lessicale, il “virus del dominio che infetta i rapporti, succhia via anche il valore delle parole vive… Peggio della moneta falsa è la parola falsa: soprattutto se usata per insegnarla. Infamando la lingua, infamiamo noi e la terra… Analizzando le caratteristiche essenziali di questo virus nella sua forma moderna si mira come apprendere a comunicare e a strutturarci maieuticament’.  È importante ripartire da sane relazioni interpersonali ed intercorporee, ridare corpo alle parole, e parole ai corpi, e con-vivere in armonia nel mondo”.

Per partecipare all’incontro, iscrizione obbligatorio al 339-3945614

 

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