“A chi mi chiede chi me l’ha fatto fare e perché non ho scelto di guadagnarci rispondo: perché non lo avrei dovuto fare?“. Patrizia Ceccarini, 55 anni, riminese e mamma di tre figli, ha appena rinnovato per tre anni, con l’associazione Agevolando che aiuta i neomaggiorenni nel passaggio dai percorsi di accoglienza all’autonomia, un contratto di comodato d’uso dell’appartamento che la sua famiglia, per anni, ha utilizzato come casa del mare a Marina Centro.
Una scelta che per Patrizia è coerente con le sue idee di economia di giustizia, apertura all’altro e umanità: “L’appartamento è di mio padre, che ha quasi novant’anni. Per dieci anni è rimasto sfitto. Poi, per un paio d’anni, abbiamo avuto una brutta esperienza di affitto: gli inquilini lo avevano rovinato e i vicini si lamentavano del loro comportamento. Fino a che, a Natale del 2018, sulla rivista ‘Il Ponte’, ho letto che Agevolando stava cercando un appartamento. Sia a me che a mio marito Andrea è sembrata un’ottima occasione per dare concretezza al nostro modo di pensare. Da poco era uscito, poi, il decreto Salvini: mettere a disposizione la casa è stata anche una presa di posizione”.
A livello economico, Agevolando va incontro a Patrizia per quanto riguarda le spese, che in una zona prestigiosa come Marina Centro non sono basse: “Anche mio padre mi dice sempre che è molto contento della scelta che abbiamo fatto. Siamo sensibili a quel vuoto legislativo e di coscienza che si apre quando i ragazzi diventano maggiorenni e sono costretti a uscire dalle comunità. Pensare che tre di loro sono a casa nostra ci rende felici. Si tratta anche di una occasione educativa: non è facile, per un 18 enne, vivere insieme ad altri in una casa non propria e rispettare delle regole, anche rigide. Ma in questo modo si diventa grandi. Anche quando capita che qualcuno non si comporti benissimo e qualche vicino storca il naso, si apre un momento di crescita fondamentale”.
Il dispiacere di Patrizia sta nel fatto che, a fronte di tanti appartamenti chiusi e che rischiano di andare in malora, la maggior parte dei proprietari non valuti l’opzione di metterli a disposizione di chi ha bisogno: “Le case vanno vissute e tenute aperte. Ma quando racconto la mia esperienza, davanti a me trovo un muro”.
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