“Le coppie adottive sentono dei vuoti, proviamo a colmarli così”

Aveva 22 mesi, il figlio di Vanessa Delvecchio, quando lei e il marito sono andati a prenderlo in Cina alla fine di un iter adottivo inaspettatamente veloce. A distanza di sei anni, Vanessa, presidente e fondatrice, insieme ad altre coppie e famiglie, dell’associazione riminese “I colori dell’adozione”, non ha certo dimenticato il rifiuto che il suo bambino metteva in atto nei suoi confronti durante i primi tempi. Un periodo denso di frustrazioni che ha fatto anche da molla rispetto all’idea di un’associazione che andasse a colmare quei vuoti che gli aspiranti genitori, ma anche chi è già riuscito ad adottare, sentono durante il loro percorso.

“Abbiamo festeggiato tre anni di vita il 13 luglio – racconta la presidente – e anche se l’emergenza Covid ci ha costretti a rimandare alcuni dei nostri progetti, siamo sempre pieni di idee. Una delle nostre prossime tappe, per esempio, sarà quella di lavorare insieme alle scuole della provincia di Rimini per soddisfare i bisogni che i bambini adottati vivono all’interno delle classi e nel rapporto con genitori e insegnanti. Un altro punto cruciale è quello della pre-adolescenza e adolescenza: facciamo molta fatica ad agganciare i genitori dei ragazzini adottati che sono in quella fascia d’età, così come abbiamo notato un progressivo allontanamento delle famiglie quando i figli superano i 10-11 anni: ci dispiace molto, da un lato si può comprendere una certa voglia di prendere le distanze dall’etichetta di famiglia adottiva, dall’altra non si può negare che il mondo dell’adozione è il nostro mondo e che sempre dovremo farci i conti. Senza contare che i figli di noi soci vivono una condizione simile e solo passando il

Vanessa Delvecchio

tempo insieme hanno modo di confrontarsi e affrontare certe problematiche: per noi è un valore aggiunto che rischia di perdersi se non ci si frequenta. Ma siamo testardi: continueremo a mobilitarci affinché queste idee e questi valori passino“.

Tra i tanti progetti dell’associazione, oltre ai corsi “Keep calm” declinati ogni volta su una tematica specifica, “Leggi che ti passa”, un club del libro a tema adozione, così come “Le parole dei nonni”, un corso per i nonni adottivi, che già lo siano o che lo stiano per diventare, oggi finanziato nell’ambito dei piani di zona del Comune di Rimini: “Quando una coppia inizia il percorso dell’adozione, spesso è talmente presa da non considerare il fatto che anche i nonni hanno bisogno di riferimenti per vivere al meglio il loro ruolo. Questo era sicuramente uno dei pezzi mancanti che sentivamo prima di fondare l’associazione. E che si aggiungeva ad altri aspetti, come il poco sostegno psicologico rispetto al tema del rischio giuridico per quanto riguarda l’adozione nazionale e del rischio sanitario per quanto riguarda quella internazionale: quando una coppia compila il famoso foglio in cui deve decidere quali patologie e disabilità è disposta ad accettare, l’angoscia è davvero tanta. Per me e mio marito, per esempio, è stata ancora più forte la seconda volta”.

La presentazione del libro “E poi basta. Manifesto di una donna nera italiana” di Esperance Hakuzwimana Ripanti (11 gennaio di quest’anno)

La famiglia di Vanessa, infatti, dal 2017 è in attesa di un nuovo abbinamento: “Questa volta l’iter è molto lento. Prima siamo andati in Perù, poi la legge è cambiata e abbiamo dovuto ripartire daccapo. Da due anni i nostri documenti sono depositati in Cina. Ogni tanto veniamo informati di come procedono le cose, fatto sta che l’attesa è pesante, stancante, densa di incertezze. La motivazione vera non viene mai meno, l’entusiasmo a volte sì. Anche in questo senso, sarebbe bene che gli enti che si occupano di adozione fornissero un supporto alle coppie. Spesso nostro figlio ci chiede quando arriverà la sorellina, o il fratellino che sia. Ma non abbiamo, per lui, una risposta”. 

 

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