«Nelle famiglie in cui la violenza assistita era un processo già in atto, durante l’emergenza Covid la situazione non può che essere peggiorata». Francesca Siboni, psicologa clinica e psicoterapeuta psiconanalitica ravennate, non ha dubbi: i minori che già erano all’interno di contesti triangolari per cui vedevano agire direttamente la violenza su uno dei due genitori o ne venivano resi partecipe attraverso confidenze e racconti, a causa delle restrizioni e delle limitazioni hanno senz’altro subito un aggravamento della loro condizione.
«Costretti a rimanere così a lungo a casa, magari in spazi ristretti – spiega Siboni – e senza lo sfogo della scuola o delle attività, i bambini e i ragazzi vittime di violenza assistita intrafamiliare hanno visto aumentare gli aspetti quantitativi di quella violenza ma hanno sicuramente anche aumentato la consapevolezza rispetto a quel che accadeva anche prima del Covid. Ricordiamo che la violenza assistita intrafamiliare è diversa dall’abuso e dal maltrattamento: esiste, infatti, quando il minore viene coinvolto dentro i conflitti tra i genitori e assiste, in modo più o meno diretto, ad atti di violenza verso la persona che lo accudisce».
Siboni in questi mesi ha avuto anche modo di confrontarsi con le forze dell’ordine: «Mi hanno riferito come più e più volte sono state chiamate per risolvere conflitti familiari molto problematici. Insomma, le istituzioni hanno cercato in ogni modo di intervenire nelle situazioni problematiche e disfunzionali. Certo è che i minori sono quelli che più hanno sofferto».
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