Avrebbe preferito che il marito potesse andarla a trovarla nei due giorni di ricovero, avrebbe preferito far conoscere la nuova arrivata al fratellino subito dopo la sua nascita. Ma Consuelo Guglielmo, ravennate, a tutti i limiti e le precauzioni imposti dal Coronavirus era preparata. Diventata mamma per la seconda volta il primo aprile al «Santa Maria delle Croci», la donna fino alla fine di febbraio ha frequentato il corso di accompagnamento alla nascita, rimanendo in contatto con un gruppo di donne che hanno, poi, partorito prima di lei: “Tramite loro, sono rimasta costantemente aggiornata sulle disposizioni in corso in ospedale. Sapevo, per esempio, che il papà sarebbe potuto rimanere presente solo durante il travaglio attivo e il parto ma non nei giorni successivi, e che i familiari non sarebbero potuti entrare in reparto. Cose che poi mi sono state confermate durante le visite della gravidanza a termine”.
Nella sfortuna, comunque, Consuelo si è ritenuta fortunata: “Mia figlia è nata in quindici minuti, non c’è stato nemmeno il tempo di arrivare in sala parto. Ho partorito nella stanza di degenza, che in quel momento non aveva il secondo letto occupato. Mio marito ha assistito ed è rimasto con me le due ore successive alla nascita. Poi l’ho rivisto solo al momento delle dimissioni, quando ci è venuto a prendere. Per fortuna videochiamate e chat ci hanno aiutato a rimanere costantemente in contatto. Chiaro, mi è molto dispiaciuto per il mio bimbo più grande, che ha sei anni e mezzo e ci teneva molto, a conoscere la sorellina. Ma gli avevo spiegato bene il tutto. Anche non avere accanto mio marito mi è pesato ma mi ha aiutata molto la serenità che si respirava in Ostetricia, così come la disponibilità del personale e in particolare delle ostetriche. Sembrava davvero di essere in un’isola felice, separata dal resto: in due giorni non ho mai sentito un discorso sul Covid-19, è stato bello sentirsi così protetti e al riparo». Dal canto suo, Consuelo si era organizzata con mascherine e igienizzanti: “Anche se gli operatori usano tutti i dispositivi del caso, le volte in cui sono uscita in corridoio per andare al nido mi sono protetta anche io. Alla fine, è pur sempre un ospedale: qualche paura, a partorire durante il picco della pandemia, c’era eccome. Ma davvero, tanto di cappello all’organizzazione».
Anche adesso che è a casa a Mezzano con la nuova arrivata, per Consuelo le cose sono un po’ diverse da quanto lo sarebbero state senza Coronavirus: «La differenza grossa è che la scuola è chiusa e quindi sarà doppia fatica per me, da qui a quando l’emergenza finirà. Forse può essere un vantaggio: potrò dedicarmi anche al grande, che avrebbe senza dubbio un po’ sofferto a vedermi restare a casa con la sorellina. Mio marito, invece, continuerà ad andare in banca. Ora, però, tra congedo, ferie e smart working, un paio di settimane a casa ci resterà. Per il resto, useremo il nostro guardino per immaginare passeggiate all’aperto».
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