Annibale Guarini e l’intuizione della Graziella: “Dall’oboe alle biciclette, la mia vita per i ragazzi”

Se c’è una cosa paradossale, quando Annibale Guarini pensa a se stesso, è il fatto di essere ricordato per le biciclette e non per l’oboe, che ha studiato per una vita e al quale aveva immaginato di dedicare tutta una carriera. Perché se l’oboe è rimasto come un caposaldo, le biciclette sono da una decina d’anni a questa parte un’illuminazione vincente nel suo percorso di insegnante di sostegno.

Il laboratorio “Ricicletta” alla scuola Montanari di Ravenna

Alla scuola media “Montanari” di Ravenna, infatti, Guarini porta avanti il laboratorio “Ricicletta” messo in piedi insieme al collega Andrea Montanari. Un luogo insolito dentro un’istituzione scolastica ma che oggi fa rima con inclusione, integrazione, contrasto al disagio sociale e al bullismo, tanto da valere all’insegnante un posto tra gli otto finalisti del “Global Teacher Prize 2020” della Varkey Foundation.

Tutto ha inizio nel 2009 quando Guarini, originario di Fasano, dopo essersi specializzato in didattica del sostegno e didattica musicale perché stanco del precariato nelle orchestre, fa domanda a Treviso: “Mi hanno chiamato subito alle medie, affidandomi un caso molto difficile, che diversi insegnanti in precedenza avevano rinunciato a seguire. Si trattava di un ragazzo violento, che spesso minacciava gli altri con corpi contundenti o scappava da scuola. L’impatto fu forte, ero alla mia prima esperienza e non sapevo bene come barcamenarmi”. Guarini scopre ben presto che a quell’alunno piacciono le Grazielle: “L’ho portato con me in discarica e ne abbiamo trovata una distrutta. Poco a poco, lavorando su quella bicicletta per smontarla, mettere l’antiruggine e verniciarla, lui ha acquisito fiducia in me, la concentrazione è aumentata e ha iniziato a tranquillizzarsi. Se all’inizio era stato impossibile tenerlo in classe, gradualmente sono riuscito a farlo rientrare, proponendo a lui e ai compagni dei collegamenti tra la bici e le materie: il cerchio in geometria, la dinamo in tecnologia, la traduzione della parti della bicicletta in inglese”.

In questo suo primo incarico, decisivo è stato il passato di Guarini, che da ragazzo aveva provato un po’ tutti i lavori: “Dal carrozziere al pizzaiolo, dall’imbianchino al cameriere passando per le bande da giro pugliesi, avevo acquisito molte competenze, anche in termini manuali e di adattamento”. Ed è così che al secondo studente che gli affidano, un ragazzino con problemi comportamentali, l’insegnante propone di lavorare intorno alla passione per le moto, andando a riparare una vecchia Motom. Un bagaglio di competenze che si porta dietro anche a Ravenna, dove a un certo punto si trasferisce per amore: “Ho lavorato a Mezzano con un altro alunno iperattivo e poi a Brisighella con alcuni ragazzi con autismo. Il format delle biciclette ha poi avuto il suo clou quando, a Longastrino, ho iniziato a seguire un ragazzino tetraplegico, ipovedente e i ipoacusico con frequenti dolori ai tendini e alle anche. Insieme allo zio, usando una sedia da giardino, un sedile da auto e tre Grazielle, poi restaurando il prototipo insieme ai compagni, abbiamo fatto provare a quel ragazzo l’emozione di salire la prima volta su una bici”. Ma Guarini va oltre: un giorno, appoggiando l’oboe sulla pancia del suo alunno, lo vede sorridere e capisce che inizia a gestire meglio il dolore: “Così gli ho costruito un sedile con i woofer e i tweeter per fargli sentire le vibrazioni della musica, attività che gli proponevo ogni volta lo vedevo star male”. E visto che da cosa nasce cosa, l’insegnante costruisce anche un volante con delle piccole postazioni sensoriali per consentire al ragazzo, che non ha altro modo di attivare il tatto che la bocca, di conoscere i materiali: il legno, l’ovatta, la carta stagnola, la pellicola.

L’insegnante durante il restauro di una bici
Annibale Guarini

Dopo quell’esperienza, la preside Nadia Gardini chiama Guarini alla “Montanari”, dove esiste anche una teachers band e dove nasce, finalmente, “Ricicletta”: “Abbiamo tre ore alla settimana di laboratorio, al quale partecipano a turno cinque ragazzi, non solo quelli con disabilità. Lì restauriamo le bici e le doniamo agli alunni che non ce l’hanno. Chi, invece, ne ha una rotta, ce lo segnala e noi, poco a poco, la sistemiamo. A maggio organizziamo una biciclettata insieme alle famiglie e agli insegnanti, dove partecipano tutte le bici uscite dal laboratorio. La stessa polizia locale ce ne ha donate alcune, ritrovate per strada abbandonate, e le abbiamo rimesse a nuovo”. Essendo anche il referente della scuola per l’educazione stradale e il bullismo, per Guarini è stato naturale utilizzare il lavoro sulle bici anche in quella chiave: “Chi si comporta male, invece di essere sospeso, lavora sulle bici, cosa molto più efficace”.

Se guarda al suo passato, a quando ha suonato con Noah, davanti Papa Giovanni Paolo II o con Jenny B., ma anche a quando ha studiato con oboisti famosi come Maurice Bourgue, Flavio Giuliani e Francesco Di Rosa, Guarini si stupisce di aver dato una svolta così inattesa alla sua vita: “Ma sono felicissimo della mia scelta, non tornerei mai indietro. Suono ancora l’oboe nel trio ‘Soffiando Piano’ e nella big band della scuola. Per il resto, mi piacerebbe fare un’esperienza come insegnante di educazione musicale, magari lavorando con strumenti autoprodotti dai ragazzi. Ma il sostegno mi mancherebbe moltissimo”.

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