Interruzioni volontarie di gravidanza in calo in tutta la regione

La maggior parte di chi fa ricorso all’aborto ha già un figlio. Rispetto al 2004 la diminuzione è addirittura del 41 per cento

Ha già un figlio, è single ed ha un’età media compresa tra i 30 e i 34 anni. Questo è il profilo medio delle donne che nel 2018 hanno interrotto volontariamente la gravidanza. Lo scorso anno si è registrato, secondo il report regionale, il numero più basso dal 1980 ad oggi. Le Ivg sono state 6.874 euro e il trend è in calo rispetto al 2017 del 4 per cento. Dal 2004, quando erano state registrate 11.839 interruzioni, al 2018, la diminuzione percentuale è stata di oltre il 41%.

Negli ultimi tredici anni, con il calo degli interventi e, in parte, fino al 2010, con la crescita in parallelo della popolazione femminile in età feconda residente in Emilia-Romagna, il tasso di abortività regionale (Ivg di residenti per 1.000 donne residenti in età 15-49) è passato dal 10.4 nel 2004 al 6.7‰ nel 2018. Inoltre, sebbene sia sempre più elevato se confrontato con quello della popolazione italiana (14,9‰ rispetto al 4,8‰), anche il tasso di abortività della popolazione straniera è in netto calo nel corso del periodo considerato (era 40,4% nel 2003).

Si conferma il ruolo centrale dei Consultori familiari nell’assistenza al percorso dell’Interruzione volontaria di gravidanza e come luogo dove ottenere il certificato (70,4% tra le residenti); un dato, seppure in leggero calo rispetto al 2017, decisamente più alto della media nazionale (43,6%). Scelto in larga parte dalle cittadine straniere (77,8%), il Consultorio negli ultimi anni è diventato sempre più un punto di riferimento anche per le donne italiane: nel 2018 le certificazioni fatte in queste sedi riguardano il 65% delle Ivg effettuate da italiane, erano il 47,4% nel 2005.

Il profilo socio-demografico delle donne

Analizzando le caratteristiche delle donne residenti che hanno fatto ricorso all’Ivg nel 2018, la distribuzione per classi d’età rimane abbastanza stabile, anche se tende a spostarsi verso le più alte; la maggioranza dei casi sono concentrati nelle fasce 30-34 anni (22,5%), 35-39 anni (21,3%) e 25-29 (21%). Il 53,8% delle donne è nubile, il 40,1% coniugata, o unita civilmente; il 6,2% è separata, divorziata o vedova; il 62% delle donne risulta avere almeno un figlio.

Il 39,6% delle donne ha una scolarità bassa (4,7% licenza elementare o nessun titolo e 34,9% diploma di scuola media inferiore), il 45,5% è in possesso di un diploma di scuola media superiore e le laureate sono il 14,9%. Il 54% delle donne risulta occupata, il 17% casalinga, il 20,2% disoccupata o in cerca di prima occupazione.

La modalità: prevale ancora l’intervento chirurgico, in aumento il ricorso all’RU486

Relativamente alla modalità, prevale l’utilizzo dell’isterosuzione (54,8%), e dunque dell’intervento chirurgico; modalità comunque in calo, a favore di un aumento del ricorso al trattamento farmacologico (RU486), che ha riguardato 2.347 casi (34,1% del totale). Va sottolineato che questa metodica non ha portato a un aumento del numero delle Ivg. Tra le donne che hanno usufruito del farmaco c’è una prevalenza di cittadine italiane (62,9%), sebbene nel corso degli anni il dato indichi un accesso sempre maggiore a questo metodo anche da parte della popolazione straniera (nel 2008 le italiane erano il 78,3%).

L’obiezione di coscienza

Nelle strutture sanitarie dell’Emilia-Romagna che praticano Interruzioni volontarie di gravidanza, l’incidenza dell’obiezione di coscienza tra il personale dipendente riguarda un po’ più della metà dei medici ostetrici-ginecologi (55,5%) e meno di un terzo dei medici anestesisti (32,2%), con una grande variabilità tra le Aziende. I corrispondenti dati medi nazionali (2017) risultano decisamente più elevati, rispettivamente pari al 68,4% e al 45,6%. L’incidenza dell’obiezione di coscienza non ha determinato problemi nell’erogazione del servizio, come evidenziano i tempi di attesa.

I tempi di attesa per l’aborto 

A livello regionale, nel 2018 i tempi di attesa per l’Ivg sono migliorati, risultando inferiori a 14 giorni nell’83,4% dei casi (78,4% nel 2017).

Le iniziative a livello regionale

Proseguono gli interventi di educazione all’affettività e sessualità da parte degli Spazi Giovani consultoriali: tutti i progetti sono stati inseriti nel Piano regionale della Prevenzione 2015-2018, in modo da garantire un miglior governo della tematica e monitoraggio locale. Nell’anno scolastico 2017/2018 i progetti offerti hanno coinvolto 42.986 adolescenti, pari al 18,2% della popolazione target (residenti tra i 14 e i 19 anni).

Dal  primo gennaio 2018, tutte le donne e gli uomini di età inferiore ai 26 anni residenti ed assistiti possono ricevere gratuitamente il metodo contraccettivo (compresa la contraccezione di emergenza) e una consulenza da parte del medico o dell’ostetrica rivolgendosi ai consultori familiari delle Aziende Usl o agli Spazi giovani. La contraccezione gratuita è riconosciuta anche a tutte le donne con età compresa tra 26 e 45 anni che abbiano una esenzione per disoccupazione o per lavoratrici colpite dalla crisi, nei 12 mesi successivi a un parto o nei 24 mesi successivi a una interruzione volontaria di gravidanza. Una misura, questa, introdotta da un’apposita delibera della Giunta regionale, per rafforzare gli obiettivi della preservazione della fertilità femminile e maschile e del benessere sessuale, relazionale e riproduttivo di adolescenti e giovani adulti. Dall’analisi dei dati ricavati dal flusso informativo dei consultori familiari (SICO), nel 2018 si osserva un aumento degli utenti di età 14-25 anni che accedono al servizio per contraccezione: +39,6% rispetto al 2017.

In questo articolo ci sono 0 commenti

Commenta

g