A Cotignola il libro di Matteo Grimaldi: “Dopo la censura, la bellezza delle domande dei ragazzi”

Quando Matteo Grimaldi ha iniziato e pensare e poi a scrivere “La famiglia X”, mai avrebbe pensato che sul suo primo libro per ragazzi – edito da Carmelozampa – potesse abbattersi addirittura la censura di Facebook. A distanza da quell’episodio che lo ha fatto parecchio soffrire, l’autore – nella vita libraio – si gode oggi le tante presentazioni (“siamo arrivati a una cinquantina, contro le quattro o cinque decise all’inizio”) tra le quali, domani 20 novembre, quella di Cotignola. Lo scrittore incontrerà infatti il pubblico alle 17 alla biblioteca Luigi Varoli.

Matteo Grimaldi

Matteo, nella sua storia c’è una coppia di uomini che prende in affido Michael, un ragazzino i cui genitori sono stati arrestati. Era consapevole, prima della pubblicazione, della delicatezza del tema?
“Quando la storia mi è nata tra le mani, dopo avere letto un articolo sull’esperienza di affido di una coppia di donne, ho pensato alla scrittura, nient’altro che alla scrittura. Mai avrei pensato che sul libro potesse abbattersi un ciclone simile. Facebook, a un certo punto, ha censurato la pagina: per un po’ di tempo non ho potuto pubblicare post su ‘La famiglia X’, utilizzare l’immagine di copertina, né vendere il libro attraverso la pagina. Ho scoperto poi, che il libro era stato attaccato e segnalato da un gruppo di persone che, sempre su Facebook, festeggiava con un post sponsorizzato la censura. Ho ricevuto insulti e minacce di morte, una vicenda gravissima”.
Oggi, a distanza di qualche mese, come sta vivendo quei fatti?
“Paradossalmente l’effetto è stato positivo perché sul libro si è accesa una luce prima impensabile e perché i suoi messaggi sono arrivati più forte. Certo non è stato semplice: al di là del tema trattato, quando il frutto di tanto impegno e di tanto lavoro viene messo in discussione a tal punto da essere cancellato, oltretutto da una forza indefinibile, è normale scoraggiarsi. Per fortuna, a confortarmi, ci sono le presentazioni, gli incontri nelle scuole e con i ragazzi, oltre alle domande dei più giovani, che sono quasi sempre le più belle”.
Non ha trovato resistenze nel mondo della scuola?
“Eccome. Mi è capitato, per esempio, che durante una presentazione un padre abbia portato via il figlio. Per fortuna, in quel caso, l’insegnante ha risposto che è la scuola a decidere quello che avviene al suo interno. I muri ci sono, certo. Ma ci sono anche tanti docenti che preparano i ragazzi, che propongono la lettura e che mi invitano. E scopro ogni volta come non sia affatto vero che i più giovani non sono pronti a trattare certi argomenti, come quello delle famiglie omogenitoriali. Non lo sono, semmai, gli adulti, spesso intrisi di preconcetti”.
Nel libro la coppia che prende in affido il protagonista viene giudicata e addirittura perseguitata da un gruppo Facebook che si batte per la cosiddetta famiglia tradizionale. Bene o male è quello che è successo al suo libro?
“In qualche modo sì. Nel mio libro i due papà affidatari rispondono alla violenza con il garbo. Allo stesso modo, io tento sempre di cercare un confronto anche con chi ha posizioni molto estreme sul tema. Tema dove l’ideologia prevale, purtroppo. Io ne ho incontrare diverse, di famiglie composte da due mamme o due papà, prima di scrivere. E mi sono sembrate le famiglie più normali del mondo”.

 

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