“Mia figlia è nata di 498 grammi, ecco il mio spettacolo per dire grazie”


Aveva fatto un sogno, Maria Martos, qualche notta prima di sapere che sua figlia Maya sarebbe nata quattro mesi prima del termine. Aveva sognato che era il latte di mamma a salvare la piccola. A quel sogno, però, Maria non aveva dato troppo peso: “Mi è tornato alla mente dopo, quando mia figlia è nata di 498 grammi, il 20 aprile del 2012 e quando – sebbene ai bimbi così piccoli venga somministrata la nutrizione parenterale – per rilassarle il pancino sempre duro i medici mi hanno proposto di darle il mio latte. E la cosa si è risolta”. 

Maria è brasiliana ma vive a Cosina, vicino a Faenza. Maya oggi ha sei anni, sta facendo il prolungamento della scuola dell’infanzia perché ha ancora qualche difficoltà ma l’anno prossimo andrà alle elementari. Per far capire alle persone che cosa sia la prematurità e per dire ai professionisti che ha incontrato al Sant’Orsola di Bologna quanto siano stati fondamentali, Maria porterà venerdì 16 novembre alle 21, al Teatro del Meloncello di Bologna (via Curiel 22), lo spettacolo “Note per la vita. Prematuri si nasce, grandi si diventa” che servirà a raccogliere fondi a favore delle associazioni “Il Cucciolo” e “Mozart 14” attive nei reparti di Terapia intensiva neonatale e Neonatologia.

La serata si è tenuta anche in maggio a Faenza e con tutta probabilità verrà replicata in altre realtà: “Di bambini prematuri si parla ancora troppo poco – racconta Maria – eppure la loro è una condizione sempre più diffusa. Si parla anche poco del dolore delle famiglie. Nel mio caso, invece di ritrovarmi a casa mia con la mia bimba in braccio, come avevo immaginato, sono stata sei mesi con lei tra Tin e Neonatologia. Al pubblico, durante lo spettacolo, mostro le dimensioni degli abitini, dei pannolini e dei ciucci. Chi non ci è passato, non può credere che un bambino possa essere tanto piccolo”.

Durante la serata, nella quale intervengono musicisti e medici – tra cui il professor Giacomo Faldella che dirige proprio i due reparti del Sant’Orsola che si occupano dei prematuri – sfileranno anche una decina di bambini nati sotto il chilo. Proprio perché, come recita il titolo, alla fine grandi si diventa. 

“La prematurità è un’esperienza fortissima – conclude Maria – che mi ha insegnato a mettere a fuoco quello che mi appartiene e quello che io posso ogni giorno fare per mia figlia. Ricordo quando, aiutata anche dalle attività di musicoterapia di Mozart14 e dalle psicologhe, avevo deciso di fare di tutto affinché Maya non pensasse che l’ospedale fosse casa sua. Allora le cantavo ninna nanne, le raccontavo favole, le descrivevo le opere d’arte, le parlavo di quello che avrebbe trovato quando sarebbe stata dimessa. Ecco, quello è un mondo che non ti stacchi più di dosso. Dalla Terapia intensiva neonatale, in un certo senso, non si esce mai: perché l’amore e la gratitudine restano. E lo spettacolo serve ad urlarlo e a dare voce ai bambini che non avevano nemmeno la forza di piangere”. 

 

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