Le scuole del centro di Faenza si spopolano di italiani a causa della presenza di molti bambini stranieri? I pregiudizi pullulano? Il tema è molto caro all’assessore alla Scuola del Comune Simona Sangiorgi, che già in passato ha parlato di come alcune famiglie locali preferiscano iscrivere i propri figli in altri istituti da quando il numero di bambini con altre nazionalità è aumentato.
Loredana è una mamma di Faenza. La sua primogenita sta per iniziare la quinta elementare in una delle scuole “incriminate”. E riporta un’esperienza molto positiva: “A occhio e croce, i compagni di mia figlia con genitori stranieri sono circa un terzo della classe. Si tratta nella maggior parte dei casi di bambini nati in Italia, o arrivati da piccolissimi, per i quali l’ostacolo della lingua è già superato in partenza. Sento spesso dire che le classi multiculturali rischiano di rimanere indietro con il programma: un luogo comune che mi sento di smentire. Mia figlia in questi anni ha lavorato regolarmente”.
Il 17 settembre, a varcare la porta della stessa scuola per frequentare la prima elementare sarà anche la seconda figlia di Loredana: “Non abbiamo avuto nessun dubbio in merito. L’arricchimento che un bambino riceve dall’incontro con culture diverse è senz’altro da promuovere. E per i bambini, se non sono gli adulti a ragionare secondo il solito schema ‘noi/loro’, non hanno pregiudizi. L’unico dubbio che ha avuto mia figlia in quattro anni di scuola è stato: ‘Cosa succede se il mio compagno marrone si fa un tatuaggio?'”.
Questo non significa che certi aspetti non siano migliorabili: “Anche nelle scuole multietniche noto che i genitori fanno fatica a socializzare evitando i soliti gruppetti. Si potrebbe di certo lavorare per promuovere maggiori occasioni di integrazione anche tra i grandi. Stessa cosa per gli insegnanti: il fenomeno migratorio è relativamente recente e credo che i docenti lo abbiamo dovuto affrontare senza troppi strumenti e troppa formazione”. Quanto alle famiglie che scappano dalle scuole del centro, Loredana ha un’idea chiara: “Molte persone non sono ancora pronte a superare le dicotomie e a ragionare nell’ottica dell’integrazione. A volte è solo una questione di conoscenza. Il diverso fa paura ed è più facile allontanarsi”.
In questo articolo ci sono 3 commenti
Commenti:
Sono anch’io di Faenza, e probabilmente mia figlia frequenta la stessa scuola della figlia della signora dell’articolo. Quest’anno va in seconda, unica della sua classe con cognome italiano e genitori nati in Italia (l’anno scorso, su tre sezioni prime, i bambini “italiani” erano 3 su 63 in tutto). Il “bello” è che l’assessore Sangiorgi mi raccontò personalmente che, se tutti avessero mandato i propri figli alla scuola di stradario (invece di fuggire dalle scuole “piene di stranieri”), le proporzioni italiani-stranieri sarebbero state identiche per tutte le scuole della città, con più del 50% sicuro di bimbi italiani per classe.
L’anno scorso c’è stata un sacco di gente che, quando sono uscite le sezioni, mi ha chiesto “E ora cosa pensi di fare? Le cambi scuola?”… questo per dire la mentalità diffusa.
Ma la nostra scuola di stradario è quella, mia figlia è in classe con la sua migliore amica della scuola materna, gli altri genitori si sono dimostrati ottime persone, interessate e collaborative, le insegnanti sono state splendide. Perché avrei dovuto mandarla da un’altra parte?
Anche io di Faenza, e con un figlio che entra in seconda ora. In una scuola del centro (non la stessa di @Francesca, visto che da noi le classi prime erano solo due). Devo dire che – come sempre – contano gli insegnanti, e che in quest’ottica l’esperienza è decisamente positiva.
La classe di mio figlio è decisamente multietnica, e secondo me si tratta di un valore aggiunto, e non di un punto di demerito. Peraltro i risultati dello studio parlano da sè: la multiculturalità è un arricchimento, e se diventasse integrazione anche tra i genitori sarebbe un ottimo risultato.
Condivido in pieno le parole di Loredana, però vorrei aggiungere un paio di riflessioni. Mia figlia andrà in quarta alle Pirazzini; gli stranieri sono circa 2/3 ma tra i bambini si è creato veramente un legame fortissimo. Sono un bel gruppo curioso, vivace ed educato anche grazie al lavoro delle insegnanti che sono fantastiche e posso confermare che il livello raggiunto da mia figlia è decisamente alto. Quindi nel complesso devo dire di essere notevolmente soddisfatto.
Ma poniamoci un paio di domande… come mai ogni anno il numero degli italiani è sempre più basso? Forse perché gli italiani, non per discriminare, ma per timore che i propri figli non raggiungano un livello di istruzione adeguato, scelgono altre scuole.
Punto secondo: per lavorare bene sull’integrazione è fondamentale che i bambini di origine straniera non sia superiore al 50% e che siano ripartiti tra le varie scuole in modo da mettere tutte le scuole nelle stesse condizioni. L’integrazione c’è quando una minoranza si mescola ad una maggioranza ed il beneficio tratto è reciproco. La “diversità” è una grande ricchezza se gestita bene. Così facendo si potranno evitare discriminazioni e ingiustificati fuggi fuggi verso altre scuole.
Però qui deve entrare in gioco il comune di Faenza e trovare una soluzione adeguata. Le cose si possono cambiare se c’è la volontà. Propongo un incontro tra l’assessore Sangiorgi e un gruppo di genitori delle Pirazzini così che dal prossimo anno qualcosa possa cambiare in meglio.
Commenta