Lo screening sul disagio psichico ed emotivo in gravidanza e nel post-partum, così come la presa in carico delle donne che lo vivono, arriverà in tutta la regione Emilia-Romagna a copertura del 25% dei nati di ogni azienda sanitaria coinvolta.
Lo annuncerà Silvana Borsari del Servizio assistenza territoriale della Regione durante il convegno in programma il 17 settembre a Bologna, dove due anni fa è partito un progetto sulla salute psicologica della donna in fase perinatale. Progetto che ha goduto di finanziamenti ministeriali e che ha coinvolto in tutto sei regioni (anche Piemonte, Toscana, Lazio, Campania e Sicilia).
“La depressione in gravidanza e nel post-partum – spiega Borsari – ma più in generale la malattia psichica, sono ancora un argomento tabù. Siamo partiti dall’inadeguatezza di noi professionisti nell’andarla a rilevare tra le donne che accedono ai consultori o agli ambulatori ospedalieri dedicati alla gravidanza a termine, così come alle visite post-dimissioni. Avevamo dati nazionali sulla mortalità materna ma poco sapevamo rispetto al fatto che una parte delle morti corrispondeva a suicidi. Poco sapevamo, allo stesso modo, del disagio psichico dopo la nascita e del fatto che aver sofferto in passato di disturbi di questo tipo nel 50% dei casi non veniva registrato né nella cartella della gravidanza, né in quella del parto”.
Andando sempre di più contro l’idea che la gravidanza e la nascita siano necessariamente, per la donna, eventi positivi, gli operatori sanitari del distretto di Bologna hanno implementato lo screening sulle future mamme e neo-mamme (l’ultima visita viene fatta dopo quattro mesi dal parto), definendo un protocollo d’intervento: “L’anamnesi ora è molto attenta sia a problemi psichici e psichiatrici avuti in passato dalla paziente o da familiari di primo grado, che ai fattori sociali che potrebbero predisporre alla depressione: alta conflittualità nella coppia, solitudine, problemi economici, violenza domestica”.
In più, sono state aggiunte due domande all’apparenza molto semplici ma in realtà molto difficili da rivolgere alla donna, le cosiddette domande di Wholley da ripetere una volta per trimestre durante la gravidanza ma anche nel post-partum. “Durante l’ultimo mese si è sentita spesso giù, depressa o senza speranza?”, dice la prima. “Durante l’ultimo mese si è sentita senza interesse o piacere per le attività svolte?”, recita la seconda. Domande che, ribadisce Borsari, il professionista deve saper porre con tatto e delicatezza, per evitare che la donna, in fin dei conti, non si apra a raccontare di sé.
Dallo screening effettuato a Bologna, è emerso che a soffrire di disagio psichico è il 7-8% delle donne in gravidanza o appena diventate mamme: “Un dato inferiore a quello nazionale ed europeo, che oscilla tra il 10 e il 12%, ma che potrebbe anche essere sottostimato a causa di una ancora scarsa capacità di rilevare queste questioni nella popolazione di riferimento”.
L’estensione del progetto al resto della regione servirà anche a valutare l’efficacia della presa in carico delle donne: “Intercettare il problema e il bisogno della donna non basta. Bisogna sempre di più offrire assistenza e interventi di qualità. In quest’ottica, stiamo sviluppando l’idea che a tutte le donne, anche quelle seguite privatamente, in Emilia-Romagna possa essere offerta l’opportunità di una visita ostetrica dopo venti giorni dal parto”.
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