“Chi è l’handicappato, di voi tre?”. Sono le parole che una mamma del Ravennate (la chiameremo Valentina) si è sentita rivolgere due giorni prima della fine della scuola nel parcheggio riservato alle persone disabili. Un episodio che la donna, mamma di due bambini di dieci e otto anni, la più grande dei quali ipovedente e certificata, ha deciso di segnalare sia all’Istituto comprensivo del forese che alla Polizia Municipale.
Ebbene sì. Perché la donna che le ha rivolto le offese ora contestate – ha scoperto Valentina due giorni dopo – è una vigilessa, anche se quel martedì era in borghese: “Stavo parcheggiando l’auto nello stallo per disabili, cosa che posso fare in virtù del permesso che ho rinnovato lo scorso novembre e che è valido per cinque anni. I bambini stavano scendendo quando una donna che non avevo mai visto prima ha cominciato a dirmi che non potevo parcheggiare lì. A quel punto, attonita, le ho mostrato il permesso e lei, rivolgendosi a me e ai miei figli, ha chiesto chi di noi fosse l’handicappato. Io, tramortita e senza parole, ho indicato mia figlia anche se, tornassi indietro, non lo rifarei. Mi sono sentita morire: per me e per i bambini. La donna se ne è andata stizzita, io sono rimasta lì con il magone in gola”.
Due giorni dopo, davanti alla scuola dell’infanzia poco distante, Valentina scorge la donna impegnata in un’attività di educazione stradale: “All’inizio non potevo credere ai miei occhi: una vigilessa. Mi sono avvicinata per chiederle di presentarsi e se si fosse resa conto di quello che aveva combinato. Lei mi ha detto solo il nome e ha tentato di spiegarmi che quel giorno non rappresentava la Municipale ma un gruppo di mamme convinte che io non abbia il diritto di parcheggiare nello stallo per le persone portatrici di handicap”.
A quel punto Valentina ha pensato che l’episodio capitatole fosse ancora più grave. E insieme al marito, tramite il loro avvocato, ha presentato alla Municipale (e anche alla scuola) una lettera in cui si chiede di fornire le esatte generalità dell’agente, di svolgere ogni possibile accertamento dei fatti e di prendere, nel caso, gli opportuni provvedimenti disciplinari.
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