L. e G., mamme anche per lo Stato italiano: “Siamo felici”

“Sai quante volte ho pensato: se mi succedesse qualcosa di brutto, a chi verrebbe affidata nostra figlia? La mia compagna non sarebbe stata nessuno”. E invece no. Con la trascrizione, da parte del sindaco di Alfonsine, dell’atto di nascita rilasciato a Barcellona, due mamme che hanno avuto poco più di un mese fa la loro prima bambina sono state riconosciute anche dallo Stato italiano.

Abbiamo incontrato la piccola e la mamma che l’ha partorita, L., poco dopo la decisione dell’Ufficio Anagrafe del Comune, che la coppia – che si è unita civilmente lo scorso anno a Lugo – in parte si aspettava, insieme all’avvocato Lina Taddei che ha seguito il caso: “Dall’amministrazione avevo ricevuto diverse rassicurazioni – spiega la legale – e soprattutto una grande apertura ad approfondire la questione e le sentenze della giurisprudenza che si sono pronunciate a favore della trascrizione”. Ma solo quando L. e G, una geometra e l’altra operatrice agricola, si sono presentate fisicamente negli uffici con la neonata, il sogno è diventato realtà: “Quando il sindaco ha firmato noi eravamo al settimo cielo. Ma erano emozionate anche le dipendenti. Davvero, non poteva andarci meglio”.

Ventotto e trentuno anni, L. e G. si erano conosciute tredici anni fa, per poi iniziare a frequentarsi nel 2015: “Ho sempre voluto diventare mamma – racconta L.- e non ho mai vissuto la mia omosessualità come un ostacolo alla maternità. G. è a tutti gli effetti la mamma di mia figlia al pari mio, non solo perché mi ha donato i suoi ovuli, fecondati grazie a un donatore anonimo a Bilbao, ma soprattutto perché l’ha desiderata e la crescerà insieme a me”.

Un pensiero che ha animato anche l’azione dell’avvocato: “Mi è stato chiesto, nei giorni successivi alla trascrizione, se eticamente condivido la battaglia delle mie assistite. Ma qui l’etica non c’entra. C’entra, piuttosto, la vita reale, dove persone in carne e ossa mettono al mondo e crescono figli senza una legge che le riconosca. Fare il bene delle famiglie e dei bambini significa, a volte, andare oltre”. 

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