A cura della dottoressa Valentina Decimi, pediatra di Salvagente Italia, associazione di promozione sociale impegnata nella diffusione della cultura del primo soccorso soprattutto in età pediatrica.

I danni cutanei più comuni legati al sole sono l’eritema solare, le fotodermatosi e lo sviluppo dei tumori della pelle.

L’eritema solare

  1. a) Cos’ è:
    L’eritema è un’ustione di primo grado che compare poche ore dopo l’esposizione al sole, in particolare dalle 2 alle 4 ore dopo: l’esposizione della cute alle radiazioni solari causa vasodilatazione, aumenta il volume di sangue che affluisce al derma e si genera pertanto un arrossamento della cute.
    La dose minima di raggi solari capace di indurre eritema dipende da diversi fattori quali il tipo e lo spessore della pelle, la quantità di melanina contenuta nell’epidermide, la capacità della cute stessa di produrre melanina in risposta all’esposizione solare e l’intensità della radiazione.
    In assenza di ulteriori esposizioni l’eritema solare regredisce spontaneamente in 48-72 ore con una lieve desquamazione della cute.
  2. b) Come si manifesta:
    I sintomi dell’eritema possono essere diversi:
  • pelle rossa e dolente
  • cute calda
  • puntini rossi

In caso di scottature più gravi possono associarsi:

  • vescicole/bolle
  • edema (gonfiore) della cute
  • febbre, brividi, malessere
  1. c) Cosa fare e cosa non fare:
    Soprattutto nel caso di bambini non si dovrebbe arrivare alla cosiddetta “scottatura” e l’applicazione di una buona crema protettiva e il rispetto delle “buone regole del sole” dovrebbero riuscire ad evitare l’insorgere dell’eritema.

E se l’eritema compare lo stesso?
La prima precauzione da mettere in atto è evitare l’ulteriore esposizione al sole per qualche giorno.
Per lenire l’irritazione si possono utilizzare creme idratanti, meglio se emulsioni di olio in acqua in quanto idratano maggiormente. La doccia va fatta evitando acqua molto calda e utilizzando oli o creme detergenti al posto del bagnoschiuma.
Si possono applicare impacchi freddi con un panno inumidito per alleviare il dolore.
Non utilizzare olio d’oliva sulle scottature perché contribuisce al surriscaldamento della pelle già infiammata!
Se compaiono vescicole/bolle non scoppiare in alcun modo le bolle in quanto esse sono comunque uno strato protettivo e, rompendole, non solo si rallenta il processo di guarigione ma si aumenta anche il rischio di sovrainfezione.
In presenza di vescicole/bolle è utile, inoltre, una valutazione da parte di uno specialista pediatra per decidere se necessaria l’applicazione di una crema cortisonica e/o pomate antibiotiche.
Qualora l’eritema si associ a sintomi “sistemici” quali febbre, brividi, malessere generale è indicato far valutare il bambino da uno specialista pediatra.

Le fotodermatosi

Alcuni soggetti costituzionalmente predisposti possono presentare delle “fotodermatosi”, ovvero delle affezioni della cute (eritema, orticaria ecc.) che compaiono anche in seguito ad una esposizione solare lieve o comunque normalmente insufficiente a scatenare dei sintomi.
Per indicare questo fenomeno si usa il termine di “FOTOSENSIBILITA’” ovvero tendenza dell’organismo, in caso di esposizione al sole, ad attivare il sistema immunitario in modo “anomalo” ed eccessivo provocando infiammazione ed eruzione a livello cutaneo.
La condizione di “fotosensibilità” viene spesso etichettata, anche dal paziente stesso, come “allergia al sole” ma la definizione non è propriamente corretta in quanto il meccanismo patogenetico che sta alla base del fenomeno non è una reazione di tipo “reaginico” ma una reazione di “ipersensibilità ritardata”.
Tra le fotodermatosi più comuni abbiamo:
a) La Dermatite polimorfa solare (DPS): è il secondo disturbo, dopo l’eritema, a carico della pelle provocato dal sole;
b) La Dermatite fotoallergica: l’infiammazione è scatenata dall’interazione del sole con una sostanza fotosensibilizzante (farmaci o creme);
c) L’orticaria solare.

  1. a) La Dermatite Polimorfa Solare
    La dermatite polimorfa solare (DPS)eritema polimorfo solare, è la più frequente delle fotodermatosi e colpisce il 10-20% della popolazione caucasica. Il nome deriva dal fatto che l’eritema, ovvero l’arrossamento, è la manifestazione di base di questo disturbo ed è definito “polimorfo” in quanto si associa a diverse forme cliniche: papule eritematose (piccoli rilievi cutanei), placche (rilievi cutanei più estesi), vescicole, pustole. Generalmente provoca prurito più o meno intenso.

Interessa le aree fotoesposte e la sua caratteristica è che compare in seguito ad una esposizione modesta alla luce solare, generalmente entro le prime due ore. Tende solitamente a migliorare a mano a mano che la pelle inizia a “tollerare” il sole, in quanto l’esposizione ripetuta al sole fa diminuire la sensibilità della pelle ai raggi solari: si chiama fenomeno dell’ ”hardening”- rafforzamento.

Il trattamento in acuto della dermatite polimorfa solare è costituito da impacchi freschi e, nei casi con maggiore prurito, il medico potrà valutare la somministrazione di antistaminici, creme a base di corticosteroidi o, nei casi più gravi, corticosteroidi per via orale.

La dermatite polimorfa tende a scomparire esponendo il soggetto a dosi gradualmente crescenti di sole. Si crea un “allentamento” dei melanociti a rispondere alle radiazioni solari e si fa una sorta di “vaccino” che tende a “desensibilizzare” chi risponde in maniera eccessiva ai raggi ultravioletti.

Gli effetti di questo “rafforzamento” durano tutta l’estate ma spesso le eruzioni cutanee si ripresentano in tutta la loro intensità l’anno successivo.

In alcuni soggetti il dermatologo potrà valutare se eseguire la “fototerapia” ovvero una terapia ambulatoriale che consiste nell’esporre la pelle a dosi crescenti controllate di raggi ultravioletti.

  1. b) La Dermatite fotoallergica
    Nella dermatite fotoallergicala reazione cutanea è scatenata dall’interazione dei raggi ultravioletti con una sostanza chimica applicata sulla pelle (creme, a volte si tratta di ingredienti contenuti nelle stesse creme solari, cosmetici, profumi) o ingerita per via orale (farmaci).
    Tra i farmaci maggiormente coinvolti nelle reazioni fotoallergiche ci sono:
  • antibiotici (per lo più le tetracicline e i sulfamidici)
  • alcuni contraccettivi orali
  • diuretici
  • fenotiazine usate per curare patologie psichiatriche
  • alcuni antidolorifici da banco come ibuprofene, naprossene e ketoprofene

I sintomi della dermatite fotoallergica sono rossore e prurito talvolta associati a piccole vescicole.
L’eruzione cutanea può estendersi anche nelle zone non esposte alla luce solare. E’ una reazione di “ipersensibilità ritardata” quindi i sintomi cutanei possono comparire anche a distanza di 1-2 gg dall’esposizione al sole.

La terapia è innanzitutto l’identificazione e l’allontamento della sostanza scatenante. Molto spesso è difficile risalire alla sostanza implicata nella reazione e bisogna effettuare un lavoro di investigazione accurato prendendo in cosiderazione tutti i farmaci, i cosmetici, le creme e i profumi utilizzati.
Anche in questo caso, nelle eruzioni più gravi, sarà i medico a valutare l’utilizzo di antistaminici o corticosteoridi per spegnere il processo infiammatorio.

  1. c) L’orticaria solare
    Consiste in una eruzione pomfoide che compare entro pochi minuti dall’esposizione solare. Talvolta può essere associata a gonfiore intorno agli occhi e alle labbra. Normalmente scompare in un lasso di tempo variabile dai 30 minuti alle due ore ma tende a ricomparire alla successiva esposizione al sole.
    La terapia consiste in antistaminici per via orale, da somministrarsi sempre su indicazione medica.

Nevi e melanomi

Un’adeguata protezione dal sole non ha il solo scopo di evitare i danni immediati che le radiazioni ultraviolette possono provocare alla cute ma deve essere anche vista come un “investimento” a lungo termine nella salute dei nostri bambini.

L’esposizione a forti quantità di sole, anche episodiche o infrequenti, è un fattore importante nella patogenesi dei tumori cutanei, in particolare del melanoma maligno. I melanociti dei bambini e degli adolescenti sono più sensibili ai danni causati dal sole e più facilmente si possono instaurare alterazioni del DNA che possono portare alla formazione dei cosiddetti “nevi instabili”, i quali a loro volta possono degenerare in tumori maligni.

Diversi studi hanno permesso di riscontrare che l’eposizione intensa alla luce solare sufficiente per determinare ustioni, nel bambino e nell’adolescente, aumenta il rischio di melanoma di 2,2 volte per 5 ustioni solari rispetto a nessuna ustione.