La crema solare, i bambini e i benefici del sole: le regole del pediatra

A cura della dottoressa Valentina Decimi, pediatra di Salvagente Italia, associazione di promozione sociale impegnata nella diffusione della cultura del primo soccorso soprattutto in età pediatrica. Primo articolo di una serie sul tema dell’esposizione dei più piccoli ai raggi solari.

Sole e creme protettive

Come scegliere l’adeguata protezione solare? Il principale elemento che caratterizza la crema protettiva solare è il fattore di protezione solare (SPF). Il fattore di protezione solare si riconduce alla quantità di raggi UV che vengono bloccati e a quanto viene ritardato l’insorgere dell’eritema.

Una crema di protezione solare con SPF 30 blocca circa il 97% dei raggi UV. Tuttavia, con l’uso attuale delle creme solari, si è osservato che l’effettiva protezione apportata dalla crema è molto più bassa rispetto a quello che ci si dovrebbe aspettare perché la quantità utilizzata è meno della metà della quantità raccomandata.

Nei bambini è sempre consigliata una protezione molto alta (50+) almeno fino ai 6 anni; dopo i 6-7 anni, man mano che la pelle si abbronza, si può passare ad una protezione alta (30) e poi intermedia (15-25).
Nella scelta di una buona crema solare si deve fare inoltre attenzione al fatto che abbia uno spettro di protezione sia verso i raggi UV-A che verso i raggi UV-B in quanto entrambi questi raggi sono dannosi alla cute.

Simbolo UVA: questo è il simbolo che dovrebbe comparire in etichetta se la crema fornisce protezione anche contro i raggi UVA. La crema solare va applicata ogni 2 ore circa perché col trascorrere del tempo diminuisce l’efficacia protettiva.

Questa regola vale anche se non si fa il bagno e anche se si usa una crema water-resistant, cioè resistente all’acqua. La crema va inoltre spalmata sulla pelle asciutta e non sudata.

Le altre “buone regole” del sole

  • L’esposizione dei bambini al sole andrebbe evitata nelle ore centrali della giornata, dalle 10 alle 16 quando l’intensità della radiazione è maggiore;
  • alla crema solare, soprattutto se l’esposizione avviene nelle ore più calde della giornata, può essere utile associare un abbigliamento protettivo (maglietta) cercando comunque di non coprire eccessivamente il bambino e non impedire la naturale traspirazione della pelle;
  • la protezione dai raggi solari deve avvenire non solo per la cute ma anche per gli occhi: un cappellino con visiera riduce l’esposizione degli occhi del 50% mentre gli occhiali da sole bloccano circa il 99% dello spettro dei raggi UV;
  • oltre alla cute è importante la protezione delle mucose: le labbra andrebbero protette con adeguato stick con fattore di protezione.

Il sole come “amico”

Non bisogna però dimenticare che il sole è anche un grande alleato della nostra salute e, se l’esposizione avviene in maniera ponderata e sicura, sono molti i benefici che se ne possono trarre.

Il primo fra questi riguarda la produzione della vitamina D che viene sintetizzata dal nostro organismo attraverso la pelle sotto l’azione del sole ed ha un ruolo importantissimo nella regolazione del metabolismo osseo e nella mineralizzazione di ossa e denti. I raggi ultravioletti di tipo B penetrano nella pelle scoperta e convertono il 7-deidrocolesterolo qui presente in provitamina D3 che a sua volta diventa vitamina D3 (colecalciferolo), poi trasformata in altri tessuti (fegato e rene) nella forma biologicamente attiva.

La produzione attraverso l’esposizione al sole costituisce la principale fonte di origine per questa vitamina: in condizioni di adeguata esposizione ai raggi solari l’apporto di vitamina D è dovuto per la maggior parte (80-90%) alla sintesi di colecalciferolo a livello cutaneo, mentre la quantità di vitamina D contenuta negli alimenti (pesce, uova, burro, vegetali, funghi) è pari al 10-20% ed è insufficiente, da sola, a coprirne il fabbisogno.

Le abitudini di vita contemporanee hanno contribuito ad un importante incremento dei quadri di ipovitaminosi D, rendendo sempre più necessari gli interventi di supplementazione della vitamina D per via orale con lo scopo di evitare l’insorgere di problematiche ossee quali il rachitismo.

E’ bene pertanto bilanciare la protezione dai danni solari con un’adeguata esposizione, regolare e sicura, in modo da non perdere i benefici che ne possono derivare. Al fine di favorire un’adeguata sintesi di vitamina D è stato calcolato che sono sufficienti l’esposizione delle braccia e della gambe per 15-30 minuti, almeno due volte alla settimana.

Si tenga presente, infine, che le creme solari protettive ad alto SPF bloccano i raggi UV impedendone l’assorbimento e di conseguenza interferiscono con la naturale sintesi di vitamina D: soprattutto nei bambini più grandi con pelle più scura o già abbronzata è utile, quindi, ridurre progressivamente il fattore di protezione della crema solare al fine di favorire l’assorbimento parziale dei raggi UV-B.

1- Continua

 

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