Tutto è cominciato con un neo sulla schiena rivelatosi poi un melanoma, un cancro della pelle. Una malattia che “va curata all’origine, ovvero azzerando i conflitti psichici” e senza ricorrere alla medicina tradizionale, secondo le due omeopate che hanno seguito il caso. Peccato che la paziente, Marina Lallo, 53enne di Modena, poi sia morta. Le due donne, seguaci delle discusse teorie del medico tedesco, poi espulso dall’ordine, Rike Geerd Hamer, sono finite nei guai: una, torinese, a inizio aprile è già stata condannata in primo grado a due anni e sei mesi per omicidio colposo; l’altra, modenese, in questi giorni ha ricevuto un’ordinanza da parte del Gip di Torino con la quale viene disposta l’interdizione dai pubblici uffici e la contemporanea notifica all’ordine dei medici di Modena. Le due omeopate, infatti, sono anche medici.
Nel caso della omeopata piemontese, Germana Durando, il pm durante il processo ha detto che aveva proposto alla paziente “un percorso senza fondamenti scientifici che l’ha portata alla morte”. Un percorso fatto di tisane e rimedi omeopatici e psicologici perché il male “deve venir fuori da solo”. L’imputata si è difesa affermando che era stata la vittima a rifiutarsi di curare il cancro con le cure tradizionali come la chemioterapia: “Davanti alla sua scelta libera e determinata ho deciso di non abbandonarla e di seguirla”. Non è stata creduta ed è stata condannata, almeno in primo grado.
L’accusa nei confronti dell’omeopata modenese è di aver convinto, assieme alla collega, la paziente (morta nel 2015) a non farsi operare, nonostante le metastasi: per questo risulta indagata per concorso in omicidio colposo. L’esposto contro la donna, Maria Gloria Alcover Lillo, è stato fatto dal fratello della vittima, Rudy Lallo, il quale ha messo a disposizione degli inquirenti una corposa documentazione.
Non solo. L’uomo ha raccontato all’edizione locale del Resto del Carlino che l’omeopata, nel 1993, aveva cercato di convincere la cognata “a non sottoporre suo figlio alla chemioterapia. All’epoca il bambino aveva tre anni e gli diagnosticarono un bruttissimo caso di leucemia“. Lallo promette di ansare avanti fino a quando non avrà giustizia: “La mia battaglia non si fermerà”. Dal canto suo, il presidente dell’ordine dei medici modenese, dottor Mauro Zennaro, ha fatto sapere: “Stiamo assumendo tutti i provvedimenti necessari nei confronti dell’omeopata”.
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