Ci hanno provato un po’ tutte le grandi menti di tutti i secoli, i filosofi più brillanti, gli intellettuali più prestigiosi. Da Tommaso d’Aquino a Leibniz, da Anselmo d’Aosta a Locke fino a Kierkegaard. E, alla fine, a dimostrare l’esistenza Dio ci ha provato anche lei, un mamma 25enne di Nocross in Georgia (Usa), tale Bakari Warren.

Il metodo che ha usato non è deduttivo, né induttivo, né a priori né a posteriori, né empirico né astratto, tanto per usare categorie care alla storia del pensiero filosofico. E’ piuttosto soggettivo, singolare e un tantino criminale. La donna, infatti, è andata a schiantarsi intenzionalmente con la propria auto contro un palo. Quel che è peggio lo ha fatto con le sue due bambine, di 5 e 7 anni, a bordo. Convinta, ovviamente che Dio le avrebbe salvate tutte. Per fortuna ha avuto un soprassalto di razionalità e prima dello schianto ha ordinato alle figlie di allacciarsi le cinture di sicurezza.

Risultato: non è successo niente. Neanche un graffio. La spiegazione scientifica: la donna guidava un Suv piuttosto massiccio, la velocità non era altissima, l’angolazione dell’impatto non letale e le cinture di sicurezza hanno fatto il loro dovere. Più una bella dose di buona sorte. Il sergente Eric Butynski della polizia di Norcross conferma: “Sono stati molto fortunati. Sarebbe potuta andare peggio“. 

Quella della madre, ovviamente, è che l’esperimento è riuscito e che Dio ha vegliato su di lei e le bimbe ed ha impedito che morissero o si ferissero gravemente. LA donna però è stata fermata nei suoi deliri mistici e la polizia l’ha arrestata per crudeltà nei confronti di minori, mentre le bambine (Decisiva la testimonizana di una di loro: “Mamma aveva gli occhi chiusi e diceva: ‘Io amo Dio e bla bla bla’. Voleva sapessimo che Dio è reale”) sono state affidate alla custodia dei nonni. Chissà se al processo la signora Warren si farà difendere da un avvocato o dall’arcangelo Gabriele.