Stupri di Rimini: 9 anni ai tre minorenni

Nove anni e otto mesi a testa. E’ questa la pena che dovranno scontare tre minorenni, due fratelli marocchini di 15 e 17 anni e un nigeriano di 16, per gli stupri di Rimini, avvenuta l’estate scorsa quando la banda violentò una turista polacca e malmenò il fidanzato e poi usò violenza sessuale su un transessuale peruviano. La decisione è stata presa dal tribunale dei minori di Bologna: i capi di imputazione, oltre al duplice stupro, erano lesioni e rapina. I fatti si verificarono la notte del 25 agosto scorso.

Il capobanda, il 20enne congolese Guerlin Butungu era già stato condannato col rito abbreviato a 16 anni di carcere. Il padre dei due marocchini aveva detto dopo la violenza: “Fra due anni usciranno dal carcere, saranno di nuovo in Italia e si faranno una famiglia”. Si era sbagliato a quanto pare. E gli è pure andata male personalmente perché nel frattempo è stato espulso. A novembre, infatti, il tribunale di Ancona aveva disposto che non venisse rinnovato il permesso di soggiorno a Mohammed Louennoun, 50 anni, e alla moglie Sana, 44 anni, che hanno altri due figli di quattro e tredici anni.

L’uomo, agli arresti domiciliari (fino al prossimo aprile), ha una lunghissima serie di precedenti: ha infatti riportato condanne per oltraggio a pubblico ufficiale, furto, falsa attestazione sull’identità propria, guida in stato di ebbrezza alcolica, detenzione e vendita di sostanze stupefacenti, porto abusivo di armi, evasione, violazione del divieto di rientrare nel territorio italiano. Precisamente aveva detto: “Spiace per la ragazza polacca e per il trans, è una cosa brutta che non si fa, ma è capitata…spero che (i miei figli) escano bene, puliti, senza più quelle compagnie, perché sono giovani, sono ragazzini…due anni, tre, escano per lavorare, fare le loro vite, una famiglia…”. Parole che avevano sollevato un’indignazione generale con il sindaco di Rimini, Andrea Gnassi, in prima linea.

Oggi, invece, il vicesindaco Gloria Lisi ha detto: “A nome dell’amministrazione voglio ribadire la soddisfazione nel sapere che la giustizia ha fatto il suo corso in tempi rapidi, chiudendo così una vicenda che ha visto tutte le componenti della comunità e delle istituzioni stringersi, collaborare, consentendo di rispondere efficacemente alla richiesta di giustizia delle vittime prima e della città poi”.

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