A parole è semplice: “Ho messo assieme vari tasselli di me e col tempo ho ricomposto il puzzle”. Nei fatti significa non solo aver conciliato maternità e lavoro, obiettivo di per sé difficile se non ai limiti dell’impossibile in questo Paese, ma averci aggiunto anche un’attività sportiva di livello. E così Barbara Capellini è andata oltre, ha superato l’ostacolo non solo metaforicamente: domenica scorsa ad Ancona si è laureata campionessa italiana master categoria SF 40 di salto con l’asta.

Barbara è la fondatrice e uno di soci di Kimeya, poliambulatorio che in realtà è qualcosa di più di un poliambulatorio. Il tassellino professionale della vita di questa 42enne cesenate, a sua volta è un mosaico fatto di tante piccole pietre preziose: i servizi e i professionisti che lavorano nella struttura di via Rasi e Spinelli, la prima in Italia nel proprio settore ad ottenere la certificazione Iso per le consulenze in medicina naturale. Un luogo nel cuore di Cesena che è dedicato alla cure del corpo, alla salute, al benessere pisco-fisico, all’educazione alimentare, alla pedagogia.

Barbara è un’atleta e vive e pensa da atleta anche quando non è ha un pettorale. Più che borse, scarpe e appuntamenti dal parrucchiere, sogna aste. Niente la fa felice come quell’aggeggio in fibra di vetro di oltre 3 metri che le permette di arrampicarsi lassù, di andare a prendersi i suoi sogni: un’asta nuova. Il salto che le è valso la medaglia d’oro e il titolo tricolore è stato di 3 metri e 15 centimetri ma Barbara (e non potrebbe fare altrimenti) punta ancora più su: “E’ una misura relativamente bassa – spiega -. Da ragazza avevo un primato di 3,60. Adesso mi piacerebbe arrivare a 3.40, misura che mi consentirebbe di essere protagonista anche agli Europei e ai Mondiali master“. E perché no? Ormai il ghiaccio è rotto: “Mi sono fermata per 15 anni e ho ripreso ad allenarmi solo nel 2014 – spiega Barbara che gareggia con la Self Atletica Montanari Gruzza di Reggio Emilia -. Ora ho tolto un po’ di ruggine, ho capito la chiave. Posso fare meglio”. Sky is the limit, dicono gli anglosassoni. E con un’asta ti convinci che puoi arrivare a sfiorarlo.

Non è che in quei tre lustri sia rimasta esattamente con le mani in mano: dopo la laurea in scienza e tecnologia alimentare e il master in gestione d’impresa, Barbara ha fondato Kimeya e ha dato alla luce Eleonora (9 anni adesso) e Simone (7). Tre vittorie, di quelle pesanti, in campo imprenditoriale e familiare (ed è superfluo ribadire quanto sia arduo il ruolo di mamma) che le hanno dato la spinta per tornare a fare sport. “Prima ho messo nel lavoro e nella vita tutto ciò mi ha trasmesso l’atletica, a partire dalla grinta – racconta -. Poi, quando ho ricominciato a gareggiare, ho sfruttato l’esperienza professionale per migliorare i difetti da agonista che mi portavo dietro da tempo così, ad esempio, ho imparato a gestire le insicurezze in pedana e l’ansia da prestazione“.

Una donna e un’atleta matura dunque che ottimizza il suo tempo senza necessariamente essere frenetica: “Una volta alla settimana vado ad Ancona ad allenarmi per una questione di impianti e durante il tragitto medito molto, mi rilasso, pianifico. Incastro i pezzi della mia vita anche se non è sempre facile“. In totale le sedute settimanali sono tre, dietro i consigli del coach Federico Benini e anche qui il segreto è concentrare tutto, privilegiare la qualità e cercare di migliorarsi nel poco tempo disponibile per una specialità dura e tecnica come l’asta. Da giovane gli allenamenti erano otto, senza se e senza ma: “Saltavo sempre all’aperto, in qualsiasi stagione e con qualsiasi tempo, non avevo scelta. Ricordo che d’inverno spazzavo la neve accumulata sulla pedana e poi cominciavo allenarmi“.

Testa, determinazione, spirito di sacrificio. Ora come allora: “Quando ho deciso di ricominciare con l’asta, ne avevo un bisogno assoluto – ricorda Barbara -. E’ stato quell’impegno in più che mi ha dato la carica per rendere maggiormente sul lavoro e che permette anche di avere un rapporto più saldo con i miei figli perché sono spronati a mettere nelle loro cose l’impegno e la costanza che vedono in me”. Il celebre buon esempio destinato ad alzare l’asticella della vita.