Una vera e propria rivoluzione: l’Oms, l’Organizzazione mondiale della sanità, ha appena pubblicato le nuove linee guida per gli standard di assistenza sanitaria per le donne incinta. In questo documento ufficiale l’Oms ha stabilito il diritto all’epidurale per le partorienti.

L’analgesia durante il travaglio non è diffusa allo stesso modo in tutti i Paesi del mondo: in Italia questo tipo di parto riguarda il 20% circa delle donne mentre la Francia è al 75%, gli Usa al 65%, la Spagna al 60%, la Svezia al 45%, il Regno Unito al 30%. Tra le cause della mancata diffusione c’è la difficoltà delle strutture sanitarie a reperire un anestesista al momento del parto, poca conoscenza dell’argomento e resistenze culturali o pseudo tali (tra le quali il biblico “partorirai con dolore”).

C’è da dire che il parto epidurale è garantito da anni nei Lea, i livelli essenziali di assistenza della sanità italiana. Ma solo sulla carta perché come ha fatto notare più volte l’associazione degli anestesisti e rianimatori (Aaroi-Emac) “le dotazioni organiche di anestesisti rianimatori negli ospedali italiani non sono sufficienti per garantire la partoanalgesia in qualità e sicurezza”.

Così, anche l’ultima revisione dei Lea, risalente alla primavera 2017, è destinata a restare lettera morta. In particolare gli anestesisti hanno specificato che “non è mai stato applicato quanto previsto dall’accordo Stato-Regioni 2010, in base al quale, le Regioni, di concerto con il ministero della Salute, avrebbero dovuto obbligatoriamente individuare i punti nascita ove garantire la partoanalgesia, oltre che organizzare la razionalizzazione di quelli al di sotto di 500 parti/anno”. Così, “in assenza di tale individuazione, e soprattutto in carenza di medici anestesisti rianimatori, laddove non vi sono le risorse necessarie per garantire la partoanalgesia in sicurezza, il servizio non potrà essere erogato“.

Alessandro Vergallo, presidente nazionale Aaroi-Emac, ci era andato giù duro in occasione dell’approvazione dei nuovi Lea: “È da terzo mondo pretendere che ancora oggi – ha detto – le urgenze e le emergenze in capo agli anestesisti rianimatori, nei punti nascita e non solo, siano coperte da personale medico in ‘pronta disponibilità’, obbligato ad accorrere dalla propria casa in ospedale, ad ogni ora della notte, e spesso con condizioni metereologiche e logistiche rischiose per l’incolumità propria ed altrui, in soccorso di un sistema ospedaliero ridotto ad un colabrodo da amministrazioni che risparmiano sulle risorse umane per aver maggior libertà di spreco su altri fronti di spesa“. In mancanza di un servizio di anestesia dedicato, il diritto all’epidurale resta solo una bella espressione.