C’è chi passa interi pomeriggi a ballare e cantare, in casa, per intrattenere i figli. C’è chi (quasi tutte) non prende minimamente in considerazione l’idea di utilizzare la contraccezione per evitare ulteriori gravidanze. E non manca chi, guardando ai figli delle italiane, magari compagni di asilo o di scuola dei loro bambini, è certa di un fatto: che siano troppo viziati perché i genitori, semplicemente, non sono capaci di dire no.
Sono solo alcuni degli aspetti che Laura Montanari e Michela Mollia, volontarie laiche del Punto d’incontro francescano di Ravenna (via Felicia Rasponi, 1) hanno scoperto intervistando oltre venti mamme immigrate che incontrano settimanalmente per la consegna di pannolini, vestiti, omogeneizzati. La loro piccola ricerca “Maternità senza frontiere”, patrocinata dal Comune di Ravenna, è andata a indagare proprio la maternità così come vissuta dalle mamme che sono arrivate in città dal Senegal, dalla Nigeria, dal Marocco, dall’Albania, dall’Ucriana, dalla Romania: “Abbiamo selezionato un gruppo di donne che sono qui da un po’, che parlano abbastanza bene l’italiano e che vivono anche la realtà dei servizi sociali, sanitari, educativi. A colpirci, prima di tutto, è stato che nonostante le situazioni spesso estreme di cui sono vittime, come la mancanza del lavoro, quando descrivono le loro realtà non fanno emergere criticità forti: abbiamo messo in conto che possano effettivamente aver edulcorato i loro racconti ma nelle loro testimonianze è sempre spiccata una enorme capacità di mediare, di prendere il meglio dalla situazione in cui si trovano”.
Ad accomunarle, pur nelle diversità, è dunque una grande dignità: “Nonostante sul fronte dell’accettazione dello straniero siamo ancora molto indietro in Italia, da queste donne c’è molto da imparare: siamo noi, è vero, a fornire loro molte cose materiali che necessitano per vivere. Ma loro potrebbero metterci in riga sotto vari punti di vista”.
Dalla ricerca, che le due autrici vorrebbero presto condividere con i servizi della città e che verrà presentata in un momento pubblico, è nata poi un’altra idea: quella di dare vita a un quaderno delle “parole delle madri” che potrà essere venduto per sostenere le attività del Punto d’incontro. Lo stesso quaderno, che è un po’ una sorta di diario con cui ogni donna, scrivendo, può interrogarsi su alcuni temi – dall’amore all’ansia, passando per la libertà e il cambiamento – sarà al centro di un laboratorio di scrittura che verrà organizzato in maggio dalla psicologa Annalisa Marinoni: “Sarebbe interessante se da quella esperienza, che sarà la seconda fase del nostro progetto, uscissero testimonianze importanti sulla maternità. Il nostro intento, infatti, è quello di aprire riflessioni sull’essere madri oggi, facendo un servizio anche a chi, a livello sanitario e sociale, di genitorialità si occupa nello specifico“.
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