“Non piangere!”, “Non è successo niente!”, “non urlare!”. Sono solo alcune delle frasi che spesso i genitori rivolgono ai loro bambini, reprimendo le emozioni che ci sono dietro certi comportamenti. Un tema caro alla psicologa esperta del periodo perinatale Alessandra Bortolotti, che sabato 11 novembre alle 16,30 presenterà il suo ultimo libro “Poi la mamma torna. Gestire il distacco senza sensi di colpa” (Mondadori) al Centro di crescita/Sogno del bambino di Ravenna (via Faentina 119).
“Gli adulti tendono a minimizzare – spiega – la parte emotiva dei bambini, perché già faticano ad accettare la propria. E così capita di cercare di distrarre i piccoli, di punirli, non tenendo in considerazione i loro bisogni e i loro stati d’animo“. Ma succede anche che i grandi proiettino sui figli le proprie, di emozioni: “Se da mamma provo fastidio nel sentire il pianto del mio bambino, magari perché da piccola non mi sono sentita abbastanza ascoltata e capita quando lo facevo, tenderò a fare di tutto per farlo smettere. Ma non possiamo scaricare sui figli una responsabilità così grande”.
E nel libro si parla anche del grande tema del contatto e del fatto che il distacco e l’autonomia derivino dalla dipendenza, non il contrario: “Un conto è la norma biologica, un altro è quella sociale. Certo, non è che in maniera automatica il contatto crei autonomia, così come non è un processo di causa-effetto che il distacco crei insicurezza. Si tratta di percorsi lunghi, graduali, dove sono in gioco diverse variabili. Quello che possiamo dire è che la fisiologia prevede il contatto e che di alcune norme sociali, a farne le spese, è la relazione adulti-bambini”.
E con i genitori, sabato, Bortolotti parlerà anche di capricci: “Un termine che non mi piace. Quelli che chiamiamo capricci sono espressioni comunicative di qualcosa che non è stato espresso in altro modo. Perché la rabbia non nasce mai dallo stimolo ma deriva da qualcosa di più profondo e lontano. Se un bimbo ci chiede l’acqua e noi non gliela diamo, potrebbe scaraventare il bicchiere a terra. Ma se lo farà, sarà perché mille altre volte ci ha chiesto l’acqua ma noi eravamo indaffarati tra una lavatrice, la cena e i compiti dei fratelli. Non è facile, io non colpevolizzo mai i genitori. Ma cercare di capire quale bisogno frustrato c’è dietro una manifestazione di rabbia è utilissimo: a diminuire il numero di episodi di questo tipo ma anche a dare un nome ai sentimenti. Facendolo, anche i nostri figli impareranno a farlo”.
L’incontro è gratuito. Prenotazione consigliata allo 0545.23191 (int.2)
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