Forse l’aspetto più grottesco dell’intera vicenda è stato l’atteggiamento del preside che ha difeso la maestra dicendo che “è una sciocchezza, un incidente può capitare”. E poi i superiori fanno pure peggio: “L’estate scorsa, in occasione della maturità, sul sito del Miur scrissero tracce con la I ma non vi furono tutte queste polemiche”. Tutti ignoranti, nessuno ignorante. Quindi piantiamola con questa storia, no?
E’ un ritratto poco edificante della scuola quello che fuoriesce dall’episodio verificatosi in una scuola elementare in provincia di Milano, la Antonio Gramsci di Vittuone: una maestra di sostegno ha corretto un alunno disabile dicendogli che “zebra si scrive con due B”. Zebbra, proprio così. (Forse un animale con le strisce e la lebbra, chissà). La vicenda ben presto è finita prima sulla bocca di tutti, poi sulle chat WhatsApp della scuola ed infine sui media locali. La donna è stata fatta oggetto di battute e il caso ha suscitato l’ilarità generale. Eppure non tutti sono d’accordo nel gettare la croce addosso alla docente. I genitori del bambino disabile ad esempio si dicono soddisfatti del rapporto tra il figlio e la maestra mentre il preside continua a gettare acqua sul fuoco dicendo che si è trattato di un “episodio isolato“. Stai a vedere che era la zebbra a pois del maestro Luttazzi.
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