“Ho fatto una cazzata, l’ho tradito con una donna”

Alice Lucchi

Il cellulare squillò una domenica mattina. Risposi che ero ancora assonnata. “Aly, ho fatto una cazzata, ho tradito Luca. Mi sento un mostro, non so come sia potuto succedere”.

“Ma con chi? Lo conosco?”.

“No, ma forse non e un tradimento tradimento, forse è meno grave, non era un ragazzo”.

“Ah, è un uomo più grande?”.

“No… E’ una donna”.

“Vieni a casa mia e raccontami tutto, porta Fonzies, cioccolata e tutte le schifezze che hai nel frigo”.

Dopo mezz’ora Anna era da me (Anna è un nome fittizio, per tutelarne la privacy). Stava insieme al fidanzato da 6 anni e non l’aveva mai tradito. E non era lesbica né bisessuale. Dalle sue confidenze precedenti sapevo anche che non aveva mai neanche lontanamente pensato di poter essere attratta da una donna, era arrivata a 30 anni senza farsi travolgere da trasgressioni o fantasie torbide. Anzi, era fin troppo ordinaria.

L’avevo sempre considerata il prototipo di donna per cui il sesso non è niente di più di una formalità da sbrigare nella coppia, una pratica di ordinaria amministrazione come una domenica pomeriggio all’Ikea o le cene con le coppie di amici; una componente che al rapporto non aggiungeva o toglieva quasi nulla, nella sua convinzione che un rapporto duraturo e consolidato si fondasse su affetto, stima reciproca, formazione di una famiglia. Per lei il suo compagno era l’uomo perfetto perché non si imbarazzava a lavarsi i denti davanti a lui, e non si sentiva a disagio indossando pigiamoni di pile e pantofole della nonna.

“Mi ha visto con la maschera all’argilla e coi bigodini e non mi ha lasciato, non può che essere l’uomo della mia vita”. Se poi la loro vita sessuale era piatta e monotona questo per lei era un particolare del tutto trascurabile. Fare l’amore era entusiasmante più o meno come un film armeno in bianco e nero e esaltante come una camomilla mista a un Tavor. Non me lo diceva apertamente ma capivo che era così. In poche parole una noia pazzesca ma a lei andava bene lo stesso.

O almeno così aveva sempre sostenuto. Finché non conobbe una quarantenne spregiudicata che le fece scoprire un mondo di cui non sospettava l’esistenza. L’aveva invitata a cena, dopo la lezione di yoga. Fu lì che conobbe Asia (altro nome di fantasia), una bellissima donna coi capelli scuri, un seno voluttuoso e un corpo esile e aggraziato: mi fece vedere le foto del suo profilo Facebook e, indubbiamente, c’era da restarne affascinati.

Asia era il contrario di Anna. Non aveva legami sentimentali, era una farfalla che si posava da un fiore all’altro, bramosa di piacere e di nuove conquiste. La seduzione era la sua ragione di vita: solo quando esercitava il suo fascino si sentiva pienamente se stessa. Solo sentendosi adulata, venerata, desiderata trovava la sua felicità. E un giorno lungo il suo cammino da femme fatale incontrò la morigerata Anna, dimessa, vestita in modo semplice e a volte perfino trasandato, coi capelli legati e che faceva trasparire di non aver mai assaporato il sesso selvaggio e trasgressivo. Era la preda ideale. Corrompere il suo animo puro sarebbe stato sublime per Asia…

Anna non entrò nei particolari che seguirono la cena, mi disse solo che dopo aver mangiato e bevuto un bel po’ si era ritrovata a casa sua, e dopo aver parlato fino a tarda notte come trascinate da una forza occulta erano finite abbracciate l’una all’altra. Nude. Asia aveva poi fatto tutto il resto, dicendole: “Chiudi gli occhi e pensa solo a stare bene, a godere”. Non si era mai sentita così donna, non aveva mai sentito quelle sensazioni invaderla di piacere, nessuna mano l’aveva mai toccata così, nessuna bocca aveva sfiorato il suo sesso fino a farla urlare di piacere desiderando che quegli attimi durassero in eterno. Quando tutto fu finito, riprese coscienza di sé e si chiedeva se quello fosse un tradimento: “Non l’ho fatto con un uomo, non è un po’ meno grave? E dovrei confessarlo a Luca? Rimarrebbe sconvolto, non capirebbe. O mi perdonerebbe?”.

Le chiesi se aveva intenzione di continuare a frequentare Asia. Mi rispose di no, che sarebbe stato meglio evitarla in futuro. “Allora vai a casa, e non parlare mai a Luca di quello che è successo”.

Anna seguì il mio consiglio. Ora è incinta del suo secondo figlio. Non fa più yoga ma un corso di cucito. Sforna bavaglini e cuffiette a tutto spiano. Non parlammo mai più di Asia e di quello che successe quella notte. Di quel tradimento. O non-tradimento. Io ogni tanto mi chiedo se le ho dato il consiglio giusto.

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