Alle scuole medie non si torna a casa da soli

Alle scuole medie non si torna a casa da soli. Ma i ragazzi dovranno essere accompagnati da genitori, nonni o persone preventivamente autorizzate. Lo dicono le circolari dei presidi e, soprattutto, lo dice il codice penale. Il drastico provvedimento è stato preso in queste settimane in centinaia di scuole medie italiane con motivazioni simili: “Nel codice penale è specificato che per i minori di 14 anni è prevista una presunzione assoluta di incapacità“, viene scritto nei documenti che vietano agli adolescenti di tornare a casa da soli e che ricordano anche la pena prevista per questi casi: “Chiunque abbandona una persona minore di anni 14 della quale abbia la custodia o debba avere cura, è punito con la reclusione da sei mesi a cinque anni“.

Per tutelarsi, dunque, istituti e professori hanno scelto la strada della stretta legalità, del rispetto scrupoloso delle regole, soprattutto dopo che una sentenza della Cassazione ha recentemente condannato una scuola e il ministero per la morte di uno studente avvenuta fuori dall’edificio scolastico: i magistrati hanno decretato che la scuola – come il Comune – è ugualmente responsabile, perché gli insegnanti hanno l’obbligo sia di assicurarsi che i bambini siano saliti sul bus sia di aspettare i genitori se in ritardo. Con la sentenza 21593/2017 i giudici della terza sezione civile erano stati chiamati a pronunciarsi sulla morte di un bimbo investito da un autobus di linea fuori dalla scuola, episodio avvenuto a Firenze quindici anni fa. Secondo la corte, nel caso specifico il controllo e la vigilanza da parte dell’amministrazione scolastica non si sarebbero dovuti interrompere fino a quando “gli alunni dell’istituto non venivano presi in consegna da altri soggetti e dunque sottoposti ad altra vigilanza, nella specie quella del personale addetto al trasporto”.

Così se un docente lascia uscire da solo un minore di 14 anni, rischia una denuncia per omesso controllo mentre i genitori che permettono che il figlio torni a casa da solo, rischiano la denuncia per abbandono di minore. E in materia non ci sono deroghe, non valgono liberatorie più o meno esplicite. Non si scappa. E a niente valgono le proteste dei genitori (già numerosissime, da Nord a Sud) impossibilitati a ritirare i figli per impegni di lavoro o di quelli che vogliono concedere maggiore autonomia ai ragazzi. La legge è chiara: se succede qualcosa ci va di mezzo il personale scolastico; che quindi, con gli ultimi provvedimenti intende cautelarsi e mettersi al riparo da eventuali azioni legali.

Ad esempio nella circolare di una scuola media romana si legge: “In caso di ritardo da parte del genitore (o delegato) nel prelevare l’alunno, il docente della classe affida il ragazzo al personale collaboratore scolastico, che, con l’aiuto del personale di segreteria, provvede a rintracciare il genitore. Nel caso in cui nessuno dei genitori sia rintracciabile il personale di segreteria provvederà a contattare le autorità di Pubblica Sicurezza (Carabinieri o Polizia di Stato) per affidare loro l’alunno, informandone immediatamente il dirigente scolastico o un suo collaboratore. Una volta fuori dall’edificio nessun alunno può rientrare, per nessun motivo. Dopo l’uscita alunni e genitori (o delegati) devono lasciare rapidamente il cortile interno della scuola per consentire la chiusura dei cancelli“. Formalmente non fa una piega, nella pratica è un bel problema per tanti genitori. 

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