Uccide il figlio ma evita l’ergastolo perché è adottivo

Era tornato a casa nel cuore della notte completamente ubriaco e se l’era presa con la moglie. Il figlio si intromise per difendere la madre, si prese una coltellata e morì. L’assassino sarà condannato ma non all’ergastolo per il fatto che il figlio era adottivo. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione. La vicenda, come spiegano i media locali, si svolse la notte del 26 novembre 2013, a Remanzacco (in provincia di Udine), quando il moldavo Andrei Talpis, 57 anni, colpì con un solo ma letale fendente il figlio di 19 anni che cercava di disarmarlo.

Figlio che adesso non potrà avere una giustizia piena solo perché era adottivo. Infatti la Corte di Cassazione martedì ha ricordato che se nel diritto civile figli adottivi e figli legittimi hanno pari status, in quello penale non è così e l’aggravante specifica del vincolo di sangue deve essere esclusa. Questo significa che l’ergastolo inflitto in primo grado e in appello al 57enne moldavo è stato cancellato e che adesso dovrà svolgersi un nuovo processo con la pena che, al massimo, potrà arrivare a 16 anni a causa della scelta del rito abbreviato. L’imputato poi dovrà rispondere anche del tentato omicidio della moglie.

Non è la prima volta che le cronache si occupano di questo caso. Lo scorso marzo l’Italia era stata condannata a pagare 30mila euro di risarcimento alla moglie di Talpis perché le istituzioni non avevano agito “prontamente in seguito a una denuncia di violenza domestica”. Anzi, “le autorità italiane hanno privato la denuncia di qualsiasi effetto, creando una situazione di impunità che ha contribuito al ripetersi di atti di violenza, che alla fine hanno condotto al tentato omicidio della donna alla morte di suo figlio”. Una colpevole sottovalutazione del caso: “La signora Talpis è stata vittima di discriminazione come donna a causa della mancata azione delle autorità, che hanno sottovalutato (e quindi essenzialmente approvato) la violenza in questione”.

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