A Vignola, provincia di Modena, Raika Foroni fino a qualche anno fa era una donna come molte altre, intrappolata tra gli orari dell’ufficio in cui lavorava come impiegata, la casa e le corse di qua e di là per portare i figli a scuola e riprenderli. Compresi compiti, sport e compagnia. Oggi, invece, per i suoi figli di 12 e 10 anni Angelo e Alessia (presto la stessa scelta riguarderà anche la piccola di casa, Anita, che ha cinque anni) lei e il marito Adriano hanno scelto homeschooling e travel schooling. Un sistema educativo e scolastico gestito dai genitori stessi – ma anche da altre figure di riferimento che ruotano intorno alla famiglia, dalla nonna che sa bene il francese all’amica ferrata in matematica – e che parte dall’esperienza vissuta, così come dalle esigenze e dagli interessi dei bambini.
Una decisione senz’altro controcorrente e molto criticata, che però parte da lontano: “Ci sentiamo spesso dire che i nostri figli così non imparano, che non avranno mai un diploma, che non troveranno un lavoro. La scelta di ritirare i bambini da scuola è avvenuta in concomitanza con un cambiamento di vita mio e di mio marito, che da lavoratori dipendenti un giorno abbiamo preso una gelateria, delegandone via via la gestione ad altri per poter riuscire a viaggiare in camper, cosa che ci appassiona da sempre. Nell’occasione, avevamo chiesto al dirigente scolastico della scuola dei nostri figli di poter seguire il programma in viaggio, accorgendoci che con poche ore, di pomeriggio, alla fine avevamo superato i compagni rimasti per tutto quel tempo in classe. Angelo e Alessia sono sempre stati bravi a scuola, attenti e con bei voti. Ma lamentavano di annoiarsi, di fare sempre le stesse cose. E così, in vista del fatto che avremmo voluto dare in gestione la nostra attività, abbiamo scelto l’educazione parentale”.
Grazie al canone mensile che percepiscono, oggi né Raika né il marito hanno più un lavoro ‘tradizionale’: “Abbiamo imparato a vivere con meno, senz’altro. A limitare le spese. Facciamo il pane, vendiamo i prodotti che coltiviamo, mangiamo molta verdura visto che siamo vegani. Ma per noi questo stile di vita non rappresenta una rinuncia a nulla, visto che l’abbiamo voluto. Sappiamo di poter contare su 1.500 euro al mese? Ci organizziamo in base a quella cifra. Comprando i libri usati o prendendoli in biblioteca”.
Dopo i due mesi trascorsi lo scorso anno dalla Toscana alla Sicilia, che ha permesso a Raika e ad Adrianodi ‘studiare’ con i bambini parecchia storia e parecchia arte, in settembre la famiglia tornerà al Sud, dove visiterà alcune famiglie che stanno facendo percorsi simili: “Lo scambio di esperienze è sempre positivo e proficuo. E contiamo, così, di aumentare le occasioni di incontro dei nostri figli con i coetanei, cosa che la mancanza della scuola ha in parte eliminato, anche se studiano comunque musica e fanno sport”.
Certo, non è stato facile impostare il nuovi sistema familiare e scolastico, né raggiungere un equilibrio: “All’inizio ero spaesata, a casa da sola con tre figli, due dei quali sono andati al nido. Abituata ai ritmi frenetici del quotidiano, ho dovuto cambiare come persona, facendo un percorso formativo per eliminare certi schemi e certe rigidità, così come alcune brutte abitudini. Un anno difficilissimo nel quale ho imparato anche ad accettare certi stati d’animo all’inizio negativi”.
Oggi, però, il sistema è rodato: “Mi piace quando la mattina ci svegliamo e iniziamo con le attività creative, con la falegnameria o con lo studio degli insetti, nella campagna che circonda casa nostra. E quando i miei figli dovranno affrontare l’esame annuale che, da settembre, verrà introdotto come obbligatorio, niente paura: non avranno comunque vissuto tutto lo stress e tutta la pressione che lo precede. E se saranno bocciati, pazienza. Ripeteranno l’anno. Non viviamo tutto questo come un limite, anzi“.
Secondo Raika e Adriano l’homeschooling, sui figli, si rifletterà positivamente in futuro: “Quando saranno grandi, avranno capito i loro talenti e le loro potenzialità, i loro interessi e le loro aspirazioni. E, magari, faranno un mestiere che adesso nemmeno riusciamo a immaginare“.
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Commenti:
Anche noi lo facciamo con 5 figli… il più grande ha 15 anni e lo presenterei volentieri a chi dice che in questo modo non imparano niente!
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