“Nudismo” al mare e pipì per strada: fino a quando?

Niente da fare, il piccolo di casa non sopporta il costume. O meglio, se lo fa durare fino a che la prima microgoccia gli colpisce il pantaloncino da marinaretto – cosa assai comune in spiaggia – poi se lo vuole cambiare. Ma appena se lo cambia, un altro schizzo d’acqua intercetta il sintetico del suo slip. E siamo daccapo. Perché va bene il sole a picco che asciuga ormai anche il mare. Ma per stare al suo ritmo, bisognerebbe partire da casa con una cinquantina di costumi. Anche no.

Quindi, sdoganata la nudità. Che a tre anni, poi, chissenefrega. Il punto è: c’è un limite?

L’altro giorno, dal panettiere, gli scappava la pipì. La fornaia, gentilmente, gli ha proposto di andare nel bagno del negozio:

“No, grazie”.
Ha preferito uscire, dirigersi verso il primo tombino e farla lì, mentre i passanti lo guardavano sorridendo. Anche a me, alla fine, ha fatto simpatia e tenerezza (gli ho anche fatto una foto col cellulare, confesso). Perché tanto è piccolo.

Forse c’è anche un po’ di invidia, in tutto questo.
Anche se la libertà di cui il nano gode nello snudarsi e smutandarsi dove crede e dove capita, mica a tutti piace.

Qualche settimana fa eravamo in stazione, una delle sue mete preferite.
Il treno che stava aspettando da un quarto d’ora stava per arrivare. Ma la pipì incombeva. Memore del fatto che, per farla nel bagno della stazione, ora bisogna pagare ma anche rispettosa della pazienza che aveva avuto nell’attendere il treno, gli ho proposto di farla sui binari, mentre un adetto alle pulizie, da parecchi metri più in là, mi faceva segno di andare alla toilette.

Sono stata una maleducata, una ribelle alle regole?

Fatto sta che quella pipì sui binari per lui è stata un’avventura meravigliosa. Quando parliamo di treni (uno dei suoi argomenti principali), fa sempre riferimento a quell’episodio. Perché un treno che arriva, sfreccia sulla sua pipì e se la mangia, così da farla sparire, è una storia bellissima.

 

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