Non è vero che le donne con la sclerosi multipla non possono diventare mamme. Non è vero che la malattia peggiora con la gravidanza. E non è nemmeno vero che si sia costrette al cesareo e che si debba evitare l’epidurale.

Sono alcune delle risposte di cui Diana Ferraro, dottoressa del Centro Malattie Demielinizzanti di Modena diretto dalla dottoressa Patrizia Sola, ha cercato riscontro in uno studio che ha coinvolto tutta la regione Emilia-Romagna e in particolare ottocento donne, di cui 303 malate di sclerosi multipla e le altre cinquecento “arruolate” durante gli screening mammografici, per capire le differenze: “Per molto tempo c’è stata la tendenza a scoraggiare la maternità per paura che si potesse aggravare la malattia. Volevamo con questa ricerca capire quali fossero le motivazioni che hanno portato le pazienti a non avere figli”.

Dalla ricerca, realizzata nel 2013, è emerso che tra le donne con la sclerosi multipla (tutte sopra i 43 anni, quindi alla fine dell’età fertile), non ha figli il 22%, contro il 13% di quelle appartenenti al gruppo di controllo: “Il 17% ha dichiarato di non avere avuto figli per motivi collegati alla malattia. Non sono mancati i casi in cui le donne ci hanno detto di essere state demotivate dai medici o quelli in cui le donne non hanno provato ad avere figli per paura di dover interrompere le terapie. Oggi possiamo ben dire che ogni decisione rispetto alla gravidanza va valutata caso per caso, perché non tutte le forme sono uguali. Qui a Modena stiamo cercando di attivare un Percorso donna in cui tutti gli specialisti che seguono la gestazione, e non solo, vadano allo stesso passo e si coordinino tra loro, aggiornandosi vicendevolmente”.

Anche sul fronte del taglio cesareo, in effetti, sono emerse differenze rispetto alle donne non malate: “Si tratta del 26% contro il 21%. Non è un divario enorme ma comunque ci fa riflettere: la diagnosi di sclerosi multipla non è un’indicazione assoluta al parto cesareo, come non dovrebbe portare a sconsigliare una gravidanza a prescindere”.