Regioni amiche delle mamme, Emilia-Romagna al terzo posto

L’Emilia-Romagna è al terzo posto in Italia tra le regioni amiche delle mamme e al primo per quanto riguarda l’aspetto della cura familiare. Lo dice il rapporto di Save the Children “Le equilibriste”.

L’indicatore Mothers’ Index regionale, che consente di valutare per i singoli territori il posizionamento competitivo rispetto alle esigenze di cura, lavorative e di servizi delle mamme, prende a riferimento undici indicatori, raggruppati in tre aree, quello della cura, del lavoro e dei servizi per l’infanzia, e si basa su un algoritmo che effettua una media sia parziale per gruppi di indicatori che complessiva delle varie posizioni in classifica registrate dai vari territori.

La classifica regionale per il 2017 conferma le prime quattro classificate del 2016, Trentino Alto Adige (1a), Valle d’Aosta (2a), Emilia Romagna (3a) e Lombardia (4a).

Come ben evidenziato nel rapporto di Save the Children, l’accesso al mercato del lavoro delle mamme dipende dalla possibilità di trovare un equilibrio soddisfacente tra la loro vita personale e quella lavorativa.

Se nel 2015 l’Italia si posiziona al 41° posto su 145 paesi nel rapporto globale sulle disparità di genere, segnando un miglioramento della condizione femminile rispetto a istruzione e presenza nelle istituzioni, la nostra posizione crolla al 111° posto se si prende in considerazione solo l’accesso delle donne al mercato del lavoro. Un dato particolarmente negativo che trova una spiegazione nell’impegno preponderante, in particolare delle donne madri, nel lavoro di cura familiare.

A livello regionale i dati sul lavoro delle mamme vedono l’Emilia-Romagna al terzo posto subito dopo la Valle d’Aosta e il Trentino Alto Adige.

Guardandosi intorno in cerca di sostegno, le mamme con un figlio dagli 0 ai 3 anni trovano per lo più l’aiuto dei nonni, nel 51,4% dei casi, quello di un asilo nido, 38,8%, di una colf, baby-sitter o badante (4,2%) o di altri familiari (2,5%), e solo nel 3,3% dei casi quello del compagno o del marito. La prevalenza dei nonni nel sostegno alle mamme, non è però risolutivo: molte sono quelle che non possono contare su di loro, e questo tipo di aiuto è destinato ad assottigliarsi sia per effetto dell’aumento dell’età media delle madri che per il prolungamento dell’età lavorativa dei nonni stessi.

Inoltre, bisogna considerare che il 29,7% delle mamme lavoratrici che hanno un figlio 0-3 anni che non frequenta l’asilo nido desidererebbero che non fosse così, e indicano come maggiori ostacoli la retta tropo cara (50,2%) o la mancanza di posti (11,8%). La presa in carico tra 0-3 anni degli asili nido e dei servizi integrativi e innovativi per la prima infanzia in Italia è infatti ferma al 13%, con il picco positivo in Emilia Romagna (26,8%) e il dato peggiore in Calabria (2,1%). Uno scenario desolante che cambia però radicalmente per i bambini dai 4 ai 5 anni, che nel 95,1% dei casi frequentano la scuola dell’infanzia.

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