I bambini trascinati agli aperitivi: “Liberateci, per favore”

Attenzione. L’occupazione di questa rubrica è a scopo di pace.

Mi chiamo Nano, ho venti mesi e parlo a nome di tutti quei bambini che, come me, soffrono proprio mentre tu ti stai divertendo.

Sì, capita che tu muovi le mani continuamente, bevi liquidi strani e fai delle facce buffe e noi siamo lì.

Noi ci accorgiamo di te, ma tu non ti accorgi di noi, se non quando sbatti contro le ruote del passeggino. 

E ti incazzi pure. Perché il drink costa. Perché un passeggino in un posto affollato cosa ci sta a fare e poi se entra un pastore tedesco che sbava e abbaia ti vengono gli occhi a cuore.

E per noi nemmeno un pizzico di compassione che ce ne stiamo immobili nel bugaboo imprigionati nel piumino, che abbiamo addosso anche se è caldo.

E mica perché i nostri genitori sono premurosi. È perché si sono dimenticati di noi.

Noi vorremmo essere come quei bambini che crescono in casa come le piante grasse. Invece ci portano dappertutto. 

Concerti, cinema, aperitivi, mostre, sagre, fiere, centri commerciali.

E noi piangiamo, strilliamo, facciamo casino. 

Quindi tu sbuffi, inizi a criticare sotto voce con chi ti sta accanto, oppure ti guardi in giro cercando le facce dei nostri papà che vorresti prendere a schiaffi.

Ecco, a nome di tutti ci tengo a dire che vogliamo rovinarti la serata.

Vogliamo essere liberati.

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